Candidato macedone al 94th Academy Awards, vincitore del Premio Speciale della giuria al Karlovy Vary 2021 e presentato in anteprima italiana al Trieste Film Festival 2022, Sestri (Sisterhood) è un delicato ritratto adolescenziale, un doveroso ed eccellente affresco sociale della Macedonia del Nord odierna.
Una storia vera, vissuta dalla regista e sceneggiatrice stessa, Dina Duma (volto del cinema contemporaneo macedone) negli anni cruciali per la formazione.
Vivendo in un’epoca in cui un click può rovinare la vita di una persona, quest’opera, di una bellezza struggente, mostra come le amicizie possano inacidirsi rapidamente e come gli adolescenti possano mettersi l’uno contro l’altro. In questi anni delicati le amicizie possano essere ingannevoli, soprattutto quando il sesso diventa la linea di demarcazione tra l’infanzia e l’età adulta. L’opera infatti esplora quel periodo di risveglio sessuale in cui le idee legate alla reputazione e alla vergogna assumono un significato esaltante e, a volte, dannoso. Una fase della vita in cui si può essere sbruffoni perché ci si sente invincibili, ma dietro si nascondono spesso tante insicurezze. E la regista coglie appieno tutte queste sfumature.
Diretto ad un pubblico più vasto di quello balcanico ed est-europeo, narra la storia di due adolescenti della Gen Z, Maya e Jana, amiche inseparabili, al punto tale da definirsi “sorelle”. La loro amicizia però viene seriamente compromessa quando rimangono coinvolte in un episodio di Non Consensual Pornography di una loro compagna di classe, Helena, la cui sorte verrà comunicata via smartphone, con il gergo tipico di internet, linguaggio ormai esclusivo della comunicazione interpersonale e che lo stesso film spesso adotta, con uso frequente di riprese verticali e messaggi in sovrimpressione, uniformandosi a quell’immaginario visivo.
Il fenomeno del bullismo, del cyberbullismo, ma in particolar modo del Revenge Porn, si pensa possa essere prerogativa maschile, qui invece sono le donne ad essere le prime nemiche delle donne.
Il rapporto fra Jana e Maya, così sbilanciato, ci fa pensare al rapporto sia fra le due protagoniste di Persona di Ingmar Bergman, dove una è succube ed è talvolta felice di esserlo, l’altra è dominante e non esita ad utilizzare il senso di colpa per piegare l’altra al suo volere; sia alle protagoniste di Mulholland Drive di David Lynch dove il rapporto è nebuloso e contraddittorio e spiazzante. Importanti spunti di riflessione comuni li offrono anche gli esempi recenti di 13 Reasons Why, Nudes, e Sesso sfortunato e follie porno (vincitore alla Berlinale 2021).
“Ogni volta è così, siamo sante o puttane” ha cantato Emma all’ultimo Festival di Sanremo. Dinamiche universali nel mondo moderno, la spinta alla libertà sessuale, ormai acquisita dalle nuove generazioni, si frantuma nell’esibizionismo social che porta a galla i più meschini istinti, oltre che a una mentalità sessista vecchia come il mondo e sempre dura a morire.
Troppo spesso vi è il Victim Blaming, il giudizio e la condanna della vittima dove si accompagnano frasi del tipo “ecco la sua vera natura”: più il web va contro la vittima insultandola, diffamandola e diffondendo la foto o il video incriminato più la vendetta è riuscita. Anche se siamo entrati nell’era digitale, e gli adolescenti sono sempre sui loro smartphone, l’idea che una ragazza che va a letto con un ragazzo sia una sgualdrina (se non si concede è frigida), mentre un ragazzo della stessa età è un eroe, rimane la stessa. Fine della storia…
Ma non funziona così. La differenza di oggi è come i social media vengono usati per bullizzare, per svergognare o come mezzo per vendicarsi. C’è una spigolosità pungente nel racconto che viene replicata nelle scelte della macchina da presa.
L’azione si svolge nella Macedonia del nord, ma è una storia che si ripete in tutto il mondo.
Nel raccontare questa storia di amicizie femminili tossiche nell’era dei social media, Duma è aiutata dal lavoro sensibile e approfondito del direttore della fotografia Naum Doksevski.
Sorelle dovrebbe diventare un “manuale audio-visivo per l’educazione”, veicolando il messaggio che la contemporaneità molto spesso fallisce anche nel campo educativo.
Un tema su cui riflettere e far riflettere nel mondo scolastico, così come all’interno dello Stato che è ispiratore della politica educativa, ma innanzi tutto dai genitori che hanno figli che sono nella fase di crescita e maturazione.
Quando si riuscirà a capire che degradare ed umiliare le donne, privarle della propria dignità è un modo brutale per affermare le gerarchie di genere in un’epoca segnata da una profonda volontà di abbattere le diseguaglianze anche su questo piano?
Quando si riuscirà a capire che non si può azzerare la forza delle donne con determinate pratiche?
Abituiamoci all’idea che sul web niente scompare per sempre, qualche piccola traccia la lasciamo, anche involontariamente, e quella parte di noi, che forse non vorremmo condividere, potrebbe essere già nello smartphone di qualcun altro.