Sto ascoltando le novità arrivate in negozio selezionate dal mio collega Antonio, mi documento un po’ per poterle raccontare ai clienti e associarne lo stile a chi mi chiede consiglio.
Dopo gli album di Maita e di Jana Horn a cui forse dedicherò un altro capitolo, arrivo agli The Hanging Stars, band londinese che si descrive come “cosmic country folk band”, e dentro a questo quarto album Hollow Heart c’è tutto questo.
Le atmosfere della psichedelia West Coast americana, l’appiglio al genere Americana, le chitarre jangle, gli intrecci vocali, per un’atmosfera che vibra della luce delle stelle, seppur “a penzoloni”. Non mancano i cieli grigi di Londra che arrivano sotto forma di melodie melanconiche e suoni che ricordano anche i Pink Floyd.
Metto su tutto l’album e mi fermo alla n.5, che è stata ascoltata talmente poche volte su Spotify da non essere nemmeno indicato il numero di ascolti. Li tiro su io? La n.5 porta un titolo suggestivo, Ballad of Whatever May Be, “La Ballata di Qualunque Cosa Possa Essere”, e mi riporta con delicatezza ad accogliere quel sentimento di incertezza vibrante del vivere.
E può essere anche bello, arrivarci così.