Jovanotti e Mariangela Gualtieri: come nutrire quel che non è corpo?

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Ci si preoccupa sempre più di ciò che mettiamo, quotidianamente, nel piatto – qualità, quantità, principi nutritivi, tradizioni…- ma quanta attenzione dedichiamo alla parte ‘non animale’ di noi stessi?

Si potrebbe rispondere citando un antico proverbio indù: “Se hai due pezzi di pane uno dallo ai poveri, l’altro vendilo e compra dei giacinti per nutrire la tua anima”. Illuminante pur se, a dire il vero, sul rapporto tra fisico e spirito pure i nostri saggi non erano da meno.

Quindi anche “Mens sana in corpore sano”, per esempio, stimola il mondo occidentale a riflettere su come alimentare ciò che delle persone è altro dal corpo. Perché per star bene non basta frequentar palestre o far profilassi e prevenzione; perfino la spesa quotidiana meglio che sia pratica attenta e consapevole.

Dieta immateriale ideale potrebbe essere la Cultura, parola però tanto splendida quanto generica. Ognuno ne ha -com’è giusto che sia- una propria interpretazione e pare opportuno, per evitare la babele, trovare delle tracce condivise di ricerca.

A Cesena è arrivata alla quarta edizione una rassegna biennale che può aiutare.

Ciò che ci rende umani, organizzata dal Teatro Valdoca con prestigiose collaborazioni, offre molti spunti in merito, a partire dallo stesso titolo. Anche quest’anno incontri con studiosi, filosofi, intellettuali, artisti vari han cercato di irrorare cervelli affamati con la direzione di Mariangela Gualtieri. “È la parola che ci rende umani – ha spiegato – non l’intelligenza perché ce l’hanno anche le piante”.

Basta memorizzare il vocabolario, allora? Ci han ragionato su la stessa curatrice insieme ad un ospite inatteso ed esperto del linguaggio. Jovanotti/Lorenzo Cherubini è salito sul palco del prestigioso Teatro Bonci non per cantare ma per confrontarsi con la Gualtieri.

“Per me – ha risposto il cantautore – dentro al suono delle parole c’è già il significato.” Pur con tono quasi scanzonato, tra confidenze e sprazzi di sublime, si è assistito ad una lectio magistralis d’altissimo livello. E le parole possono creare magie: “La poesia – Jova – ha una forza propulsiva che la mette in posizione di libertà estrema, ma allo stesso tempo di rigore ancestrale. E’ la cosa più importante che c’è perché grazie a quella entri in contatto con la Creazione. Si tratta di contagiare, non divulgare”.

Buona parte del ‘tutto esaurito’ erano suoi fan che non lo sospettavano appassionato lettore di versi fin dal Liceo (“E quanto mi prendevano in giro per questo i miei coetanei!” ha rivelato).

“Ho la sensazione, nelle letture poetiche – confidava la Gualtieri – di dare la tetta a spiriti denutriti. Abbiamo corpi che s’ingrassano, ma una parte resta mingherlina; è quel pezzo di brace cosmica che tutti siamo, e la poesia quando funziona è come una gazzella che ti si mette a saltare addosso.”

Già vederli vicini, loro due, è stato uno spettacolo, antipodi totali tra compostezza ed energia.

“Sono affascinato dal ritmo delle cose che scrivi tu, perché non c’è metrica, mentre nelle canzoni è essenziale. Provo a mettere una melodia sui tuoi versi”.

E una poesia di Mariangela Gualtieri diventa un rap acustico, ma senza assolutamente perdere potenza.

“Non è facile per me – Lorenzo dopo, a chitarra silente – mi sento perduto ed è una sensazione gravida. Solo se sei disorientato ti orienti.”

Mariangela si lascia quasi intervistare, racconta di sé e torna al leggìo.

“Vedi, non serve la musica, è già dentro alle parole” commenta Jova che, alla fine, una delle sue canzoni la canta (“Quella più semplice che ho… Ragazzi per strada“) quindi la Gualtieri commuove con Bello Mondo, che ha scritto ispirandosi al Cantico di San Francesco, la prima poesia in assoluto: “Grazie per l’Amore, che ci fa vedere gli altri come li vede la Divinità”.

A nutrire lo spirito, decisamente, non si rischia l’indigestione.