Yogici spiriti: Asana, divenire forma

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Se anche non sei un cultore dello yoga, forse ti sei imbattuto nella parola Asana, se invece sei un praticante, anche neofita, sai che il termine indica le posizioni che il corpo assume durante la pratica.

Etimologicamente, in sanscrito, Asana significa “sedersi”. Apparentemente suona strano se il tuo immaginario riguardo allo yoga corrisponde a quello comunemente diffuso in occidente, in cui yoga è sinonimo di posizioni più o meno statiche in cui si forza il corpo ad assumere contorte forme. E le Asana ne sono il principale simbolo. In verità lo yoga fisico, quindi le Asana, è solo un aspetto della millenaria e sfaccettata cultura yogica, originariamente funzionali a mantenere corpo e mente comodi e stabili a lungo per praticare la meditazione. In occidente, almeno fino a pochi anni fa, è stato lo yoga più diffuso e conosciuto perché il più comprensibile, spendibile e commercializzabile a un ampio pubblico. Normalmente in questo tipo di approccio sono tralasciati gli aspetti più sottili, meditativi, esoterici ed iniziatici della pratica.

Anche le Asana in verità contengono tutti questi aspetti quando sono proposte nella loro purezza, nel loro spirito autentico, che è tutt’altro che ginnastica: conducono il praticante all’ascolto di sé, all’apertura di canali energetici e centri psichici, alla scoperta e allo sviluppo della consapevolezza a partire dal corpo all’unisono con il respiro.

Nell’Asana “ci si siede” appunto, proprio come racconta l’etimologia del termine, e ad un grado di intensità crescente. Lasciata da parte ogni pretesa prestazionale il corpo diviene terreno di scoperta, la pratica vissuta con ascolto e consapevolezza, l’entrare e il permanere in una forma è vissuta ogni volta come la prima volta. I veli delle resistenze, non solo fisiche, decadono lasciando spazio alla scoperta di un corpo, ma anche di un respiro, sempre più vivo e vibrante. In questo senso certo è anche una pratica salutare che pur non avendone l’intenzione conduce a un miglioramento delle condizioni fisiche, come ad esempio una miglior flessibilità del sistema osteo-muscolare e articolare, una miglior qualità del sonno e della digestione, un aumento della sensazione di benessere psico-fisico. Ma questi sono solo i piacevoli effetti collaterali della pratica.

L’Asana va vissuta nell’attimo presente, sempre nuova, viva, poetica, è un sedersi ma è anche una danza del respiro fra il vuoto e il corpo fisico, interconnesso e interpenetrato da corpi sottili. La coscienza consapevole ne è testimone e ne fa esperienza sempre più intensamente. Senza sforzo alcuno, nell’abbandono al respiro e nell’affidarsi all’intelligenza del corpo, ci si espande durante la pratica delle Asana al di fuori dei confini del senso dell’io, entrando in uno stato di ampliamento della consapevolezza, di estasi, di percezione dell’invisibile e di unione con il Tutto.

Quando assumi una determinata Asana, il tuo corpo entra in una nuova forma, ne fai esperienza simbolica. I nomi delle Asana (che variano a seconda delle tradizioni a cui fanno riferimento) sono spesso nomi di animali o di elementi della natura, ad esempio Tadasana è la montagna, attraverso quella posa si esperisce l’energia che quella forma/simbolo porta in sé e che il praticante assume.

Puoi fare, se vuoi, una piccola esperienza proprio con Tadasana, la posizione della Montagna… divenendo per alcuni minuti montagna.

Portati in posizione eretta a piedi nudi. Distanzia i piedi l’uno dall’altro della stessa ampiezza del tuo bacino e chiudi gli occhi, porta la tua attenzione al respiro spontaneo che fluisce, attraverso le narici, nel corpo… ispiro, espiro… poi lascia sorgere in te un respiro profondo: ispiri profondamente dal naso ed espiri profondamente dalla bocca svuotando completamente il corpo… poi torni al respiro spontaneo, riapri gli occhi e inspirando allontana un po’ le braccia dal corpo e distendi bene le dita delle mani verso la terra, le spalle scivolano lontane dalle orecchie e le scapole si cercano, il bacino è depositato sulle gambe e la colonna vertebrale allungata fra cielo e terra come un filo di luce. Ora porta l’attenzione alla base della colonna vertebrale e ai piedi e al loro contatto con la terra e immagina che da questi punti scendano radici che si allungano nelle profondità della terra, puoi affidarti ad ogni espiro alla terra e sentire connessione e stabilità. Poi espandi la percezione a tutto il corpo e al respiro che lo attraversa e al senso di elevazione ed espansione verso il cielo che percepisci ad ogni inspiro… assapora la sensazione di radicamento, stabilità, solidità e contestualmente di elevazione che si genera mantenendo per un po’ la forma della Montagna…