Non è uno spettacolo, quello che venerdì 28 gennaio al Teatro al Parco di Parma ha dato avvio al programma 2022 del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti.
Piuttosto, è un rebus. Un labirinto. O un trattato filosofico. Una riflessione che gioca molto seriamente con i meandri del linguaggio e della percezione.
Meglio, non è spettacolo ma teatro in senso etimologico: luogo dello sguardo, luogo della visione.
Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl, come loro consuetudine, allestiscono un accadimento in un cui al centro non sta la nota relazione artista-spettatore (che di solito genera identificazione, proiezione e ammirazione, per buona pace di tutte le parti coinvolte), piuttosto una rigorosa quanto delicata interpellazione ai sensi e all’intelligenza di ciascuno.
Una voce in cuffia (di Gabriella Sacco, che per toni, andature e colori evoca la meditabonda, indimenticabile Marion de Il cielo sopra Berlino di Wenders) intarsiata nell’ammaliante spazio sonoro curato da Zeno Gabaglio, accompagna ogni persona in un vagare e divagare -o almeno chi è disponibile a lasciarsi perdere, come direbbe Benjamin- tra le pagine di un grosso libro.
Ventotto postazioni individuali occupano lo spazio scenico: ciascuna è costituita da tavolo, sedia, lampada, libro e sacchetto con torcia portatile, che a un certo punto la voce invita ad accendere per continuare l’esplorazione dello spazio nelle e fra le pagine.
La raffinata creazione di Trickster-p, che nel titolo richiama il celebre e misterioso verso di Gertrude Stein, pare inscriversi nella traiettoria di artisti (da Yoko Ono a George Brecht a Ay-o, solo per citare alcuni esponenti del movimento Fluxus, ma in lungo e in largo si potrebbe, ovviamente, continuare) che fanno dell’attivazione del fruitore il punctum della propria proposta: arte che si pone e propone come gesto etimologicamente estetico, dunque letteralmente conoscitivo.
«Vieni, andiamo a pagina…» ci dice la voce in cuffia. Noi, novelli Alice, non possiamo che lasciarci cadere dentro a un viaggio-specchio, tra memoria e percezione, pensiero e immaginazione.
Nel libro frammenti poetici e scientifici in diverse lingue (è affatto internazionale, il campo d’azione di questo ensemble basato in Svizzera), disegni anatomici, fotografie di spazi aperti e di cucine, di insetti e di mappe (esplicito il riferimento alla fondativa ricerca di Francesco Careri di un paio di decenni fa sul rapporto tra corpo, spazio, sguardo e segno artistico), nuvole e terreni incolti (memorie di Terzo paesaggio?): una sequenza composta con grazia e con un andamento rizomatico che confida nella ragione tanto quanto nell’intuizione, nella precisione di un percorso quanto nell’aleatorietà -finanche autonomia- del suo divenire.
Pare sintetico di tale molteplicità di attitudini -ma molto a lungo si potrebbe continuare- lo spuntare fra le pagine, di tanto in tanto, di parti un elefante rosa, che sembra preso a emblema del rapporto dialettico tra pensiero ed esperienza diretta, come chi si occupa di meditazione ben sa.
Complimenti a Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti per avere inserito nella propria programmazione, che nei prossimi mesi accoglierà forme e idee di teatro molto diverse fra loro, anche questo non-spettacolo: una molteplicità di stimoli certo preziosa, di cui in epoca di annichilimento e omologazione crescenti vi è certo un grande bisogno.
MICHELE PASCARELLA