Etica ed estetica: occuparsi di bellezza durante le terapie oncologiche

1
126

 

Elisabetta Endrizzi, come è nata questa esperienza? 

Nasce tutto grazie a mia madre, che ha affrontato la sua malattia con forza e coraggio. Mi trovavo in un periodo di transizione (cambio di occupazione e preparazione al matrimonio), iniziai a studiare dermopigmentazione per offrire questo servizio alle pazienti, ma proprio nei primi mesi di lavoro mi ritrovai nello stesso cammino di mia madre, scoprii di avere un tumore al seno molto aggressivo. Così iniziai le chemioterapie. Mi sentivo brutta, non riuscivo a guardarmi allo specchio. Nonostante la mia buona manualità, facevo fatica a truccarmi e valorizzarmi. Con quella parrucca, senza ciglia e sopracciglia, gonfia come un palloncino, non ero proprio a mio agio e non uscivo di casa. Nonostante tutto il dolore e i problemi che mi hanno dato i farmaci, l’intervento, le ventidue chemioterapie e le ventitre radioterapie, il mio cruccio era vedermi e farmi vedere malata. Come me, tantissime altre donne che ho conosciuto durante le terapie e le visite. Sono stata un anno e mezzo in questo limbo, non conoscevo nessuna struttura e nessun professionista adeguato al quale affidarmi, così la mia missione e la mia voglia di donare bellezza sono diventate ancora più forti e determinate.

Solitamente si pensa che la bellezza esteriore sia del tutto secondaria rispetto ad altre questioni, come ad esempio la salute. In che maniera, secondo lei, questi aspetti sono interconnessi? 

La cura del corpo purtroppo non viene contemplata dalle strutture ospedaliere, e le donne che si trovano in questo percorso hanno tanta voglia di non farsi vedere malate. Volevo creare un angolo speciale, un luogo di armonia, bellezza, autostima e benessere. Una sinergia di forza e coraggio, per donare sorrisi a chi, come me, ha lottato e lotta contro la malattia, per affrontare più serenamente le cure. Ho visto donne piangere per la perdita della loro femminilità anche nei confronti dei loro figli, trovandosi in difficoltà su come spiegare loro questo cambiamento.

Lei è promotrice di una nascente organizzazione di volontariato, che avrà sede a Forlimpopoli, Momenti sospesi. Perché questo nome? 

Ha presente il famoso “caffè sospeso” di Napoli? Bene, questo è il principio sul quale si baserà l’associazione. Le clienti del centro, pagando un po’ di più il loro trattamento, a mo’ di donazione, lasceranno in sospeso un “momento di benessere” per le pazienti oncologiche. 

Molte persone con diverse competenze stanno aderendo volontariamente al progetto di Momenti sospesi. Perché, secondo lei?

Perché purtroppo la nostra vita ci porta direttamente o indirettamente a contatto con la malattia e mancano strutture dedicate al benessere dei pazienti in terapia. Le persone che io vedo ogni giorno sottolineano il bisogno di non sentirsi inadeguate e osservate quando indossano parrucche e turbanti, in pubblico o di fronte ai loro familiari. Sempre più spesso semplici cittadini si offrono per contribuire a questo progetto. Anche molte ex pazienti, medici, infermiere e professionisti hanno confermato la loro presenza nell’associazione.

 

 

Di quali servizi sarà possibile usufruire?

Per adesso abbiamo in programma questi, ma la lista è in continuo aggiornamento:

  • Tatuaggio cosmetico viso prima e dopo le terapie
  • Tatuaggio correttivo e ricostruttivo del complesso areola capezzolo e cicatrici post-intervento
  • Automassaggio viso
  • Trattamenti personalizzati viso e corpo
  • corsi self-makeup
  • corsi beauty routine giornaliera con prodotti adatti durante la chemioterapia
  • podologia
  • consulenza parrucche e turbanti
  • movimento e nutrizione
  • apiterapia
  • fototerapia, servizi fotografici e mostre itineranti dedicate 

A partire da quando? E a quale costo?

Manca poco per iniziare a donare sorrisi che spero tanto di offrire gratuitamente grazie alla sensibilità di clienti e persone che ci aiuteranno a renderlo possibile.

Le vostre attività saranno rivolte solamente alle donne? Le è mai capitato di trattare pazienti uomini? 

Le proposte saranno rivolte a tutti: tutti abbiamo voglia di bellezza e non vogliamo farci vedere malati. Mi è capitato di trattare anche uomini, soprattutto con la tricopigmentazione, un tatuaggio che ricrea l’effetto rasato o ridensificante su cuoio capelluto o barba.

Può raccontarci un progetto, o sogno, per il futuro?

Una grande struttura dedicata al benessere, all’armonia e alla bellezza dei pazienti oncologici. Immerso nel verde, vicino al mare o in collina, dove poter anche accogliere chi si trova solo ad affrontare questa dura parentesi di vita.

Chi volesse sostenervi come può farlo?

Organizzeremo eventi per sensibilizzare le persone, gli Enti, le aziende. Ci sarà la possibilità di associarsi con una quota base e fare donazioni sul conto dedicato.

Grazie.

 

MICHELE PASCARELLA

 

info e contatti: elisabetta.endrizzi@alice.it