Quando si nominano I Girasoli di Van Gogh ad ognuno di noi si profila una precisa immagine davanti agli occhi. Quello che forse non tutti sanno è che questa immagine potrebbe non essere la stessa per chiunque: I Girasoli infatti non è una singola opera, bensì ben cinque dipinti di girasoli in vaso sparsi attualmente nelle gallerie di Amsterdam, Londra, Monaco, Philadelphia e Tokyo. Il pubblico avrà occasione di vederli e apprezzarli insieme nelle loro affinità e differenze grazie al documentario di David Bickerstaff Van Gogh – I Girasoli, che sarà nelle sale solo dal 17 al 19 gennaio.
La collana Art Icons di Adler Entertainment, dopo Frida Kahlo, ha infatti deciso di dedicarsi a una delle icone indiscusse del mondo dell’arte e a uno degli artisti più amati di sempre. Tuttavia l’obiettivo non è quello di offrirne una semplice celebrazione, bensì di coinvolgere gli spettatori in un vero e proprio viaggio cinematografico in grado di regalare una visione inedita sulla vita e sulle opere del pittore olandese.
Nasce così l’idea di unire sul grande schermo i cinque dipinti, mai visti insieme prima d’ora, con l’obiettivo di indagare a fondo su ciò che si cela dietro la loro magnifica superficie pittorica. Come mai, ad esempio, Van Gogh rimase particolarmente affascinato da questi girasoli esotici al punto da realizzarne cinque dipinti differenti? Altri artisti prima di lui avevano dimostrato una simile attenzione? Cosa cercava di dire Van Gogh con le sue opere? Mettendo a nudo storie, aneddoti, differenze e assonanze, il film cerca di trovare risposta a queste ed altre domande, indagando a fondo sui segreti che si celano dietro ogni dipinto.
Spostandosi tra Amsterdam, Tokyo, Philadelphia, Londra e Monaco, David Bickerstaff ha coinvolto nel suo racconto l’attore Jamie de Courcey e alcuni storici dell’arte e botanici in grado di offrire approfondimenti storici e artistici necessari per comprendere alcune originali sfumature della vita e dell’opera del pittore. «Come molti altri, pensavo di conoscere quest’iconico dipinto estremamente bene, ma non avrei potuto sbagliarmi di più», afferma il regista. «È stato solo quando sono stato invitato a filmare l’opera senza la sua cornice che un’intera nuova narrazione si è rivelata davanti ai miei occhi. Tutta la storia del dipinto si è svelata con alcune sorprese inaspettate, e ha innescato un bisogno di sapere di più su questa serie di capolavori».
info: adler-ent.com