Continua fino al prossimo al 7 gennaio, alla Pallavicini22 Art Gallery “Criografie”, la mostra personale di Nanni Menetti patrocinata dal Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura/Viva Dante e dall’ Accademia di Belle Arti di Ravenna.
Nanni Menetti ha lavorato per anni con il materiale della scrittura, che ultimamente ha coinvolto il gelo naturale, da cui il nome della sua tecnica, “criografia”, un vero e proprio unicum nella storia dell’arte. Le criografie sono una sua invenzione assoluta. Si tratta di una forma tutta nuova di declinare il duchampiano ready made, tesa, nel caso, a riportare alla nostra attenzione la natura e il bisogno, per noi, di salvaguardarne tutta la sua salvifica e pura (ma proprio salvifica perché pura) creatività.
Nell’intenzione dell’artista le criografie trovano la loro ragione d’essere a tre livelli: nella vita privata dell’artista, ripagandolo delle delusioni che provava da bambino quando gli arabeschi delle sue finestre gelate svanivano al sole; nella storia dell’arte, giacché gli permettono di realizzare a 2500 anni di distanza il sogno del pittore Zeusi di dipingere annullando la mano umana, assenza tematizzata in generale nel libretto che l’artista ha pubblicato presso l’Editore Campanotto di Udine (Nanni Menetti, L’artista non ha mai avuto mani, 2012) e, infine, nella critica in esse implicita dell’uso distorto che la nostra cultura è arrivata a fare della rappresentazione. Menetti, infatti, non espone criografie fotografate, rappresentate, ma proprio direttamente le costruzioni del gelo, alle quali egli è riuscito a dare durata e permanenza nel tempo.
La mostra è curata da Sandro Malossini, con testi critici di Marina Coden e Roberto Pagnani. In catalogo è inserito anche un ricordo che Maria Cristina Ceroni dedica all’artista.