Torna alla Soffitta, dopo 14 anni, una delle realtà tra le più originali del teatro di ricerca italiano ed europeo per un progetto che l’Università di Bologna, con la curatela di Silvia Mei, dedica alla ricerca di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.
Martedì 12 e mercoledì 13 ottobre il Teatro del DAMSLab (piazzetta Pier Paolo Pasolini, 5/b) ospiterà Campo Lenz, un focus dedicato a Lenz Fondazione, a cura di Silvia Mei, inserito nella programmazione de La Soffitta 2021, la rassegna interdisciplinare promossa dal Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.
Dopo 14 anni dall’ultima volta, quando presentò lo spettacolo Leonce und Lena, la Compagnia parmigiana torna alla Soffitta, e a Bologna, dove manca dal 2019 quando ha presentato Rosa Winkel [Triangolo rosa] a Teatri di Vita: il primo appuntamento è per martedì 12 ottobre (ore 21, DAMSLab/Teatro, in replica anche mercoledì 13 ottobre), con la messa in scena di Iphigenia in Tauride – Ich bin stumm [Io sono muta]: basato sulle creazioni di Johann Wolfgang Goethe e Christoph Willibald Gluck, con testo e imagoturgia di Francesco Pititto, installazione, regia e costumi di Maria Federica Maestri, è interpretato dalla performer sensibile Monica Barone.
«Al centro dell’area scenica, sospese tra i rami metallici di piante meccaniche, in un rispecchiamento nitidamente autobiografico, si stagliano le corna della cerva immolata e sgozzata al posto della giovane. Sul proscenio si erge un piccolo altare, un freddo tagliere in acciaio, su cui è posto un lavacro per eseguire i rituali di purificazione: su quell’altare, disobbedendo a leggi che ritiene ingiuste e disumane, Iphigenia non immolerà alcuna vittima, non compirà alcun sacrificio umano, ma con un rito intimo e segreto implorerà gli dèi di ritornare libera e di essere felice» spiega Maria Federica Maestri «Di fronte al loro silenzio, confusa e angosciata, decide di osare un’azione audace e di conquistare una nuova patria-corpo, libera da vincoli sociali e religiosi».
Annota Francesco Pititto: «È ancora la biografia che muove il corpo e la vita dà forma al movimento: il Tanztheater di Pina ha segnato per sempre il linguaggio coreografico; le biografie dei danzatori sono state essenziali alla “compositrice di danza”, come la Bausch amava definirsi nel proprio lavoro, per delineare stati emotivi, gesti e movimenti, colori e scritture musicali in ogni opera. Monica, motivata da una profonda necessità esistenziale, ma in particolare per questa Iphigenia, porta in scena sé stessa e la propria vita, compie un rituale contemporaneo che necessita ancora di “danza”, oltre la parola, oltre il gesto, per essere libera di riscrivere la propria storia, per “trasformare il mondo”, avrebbe detto Beuys».
Mercoledì 13 ottobre lo spettacolo è preceduto, alle ore 16.30, dalla proiezione di Orestea, registrazione video della recente produzione di Lenz tratta dai testi di Eschilo tradotti e curati da Francesco Pititto, con installazione, regia e costumi di Maria Federica Maestri.
L’intero progetto è impreziosito dal seminario teorico-pratico Una lingua del teatro, condotto da Maria Federica Maestri, con la co-docenza di Monica Barone e Barbara Voghera, riservato a 15 studenti selezionati dell’Università di Bologna, che ha lo scopo di introdurre alla lettura delle creazioni della Fondazione, con specifici focus su aspetti formali considerati dominanti negli spettacoli proposti ed esemplari della lingua scenica di Lenz (mercoledì 13 ottobre). Il seminario è aperto anche a uditori con ingresso libero (fino a esaurimento posti e obbligo di Green Pass).
«Lenz esprime una progettualità artistica riconosciuta come una delle più originali e rigorose nel teatro di ricerca italiano ed europeo» riflette la curatrice del progetto Silvia Mei «Nel corso del suo percorso creativo ha rielaborato i grandi testi classici, ritrascrivendone le pulsioni poetiche in visioni contemporanee, mentre recentemente ha portato al centro della poetica la ricerca visiva e plastica: l’azione teatrale si incunea tra la scrittura per immagini e la modellizzazione dello spazio, che vuole essere un’installazione artistica autonoma; l’azione performativa è esaltata dall’eccezionalità degli interpreti quali reagenti artistici del testo creativo. Büchner, Hölderlin, Lenz, Kleist, Rilke, Dostoevskij, Majakovskij, Shakespeare, Goethe, Grimm, Andersen, Calderón de la Barca, Genet, Lorca, Bacchini, Ovidio, Virgilio, Manzoni, d’Annunzio, Ariosto, Dante: questi gli autori che hanno segnato i progetti monografici e pluriennali di Lenz, a partire dalla sua fondazione, nel 1985, ad opera di Francesco Pititto, responsabile delle traduzioni, delle riscritture drammaturgiche e dell’imagoturgia, insieme a Maria Federica Maestri, che cura e crea le installazioni sceniche e i costumi, e con la quale firma la regia delle loro numerose produzioni. I progetti di creazione performativa contemporanea sono il risultato artistico di un approfondito lavoro di ricerca visiva, filmica, spaziale, drammaturgica e sonora. In una convergenza estetica tra fedeltà esegetica alla parola del testo, radicalità visiva della creazione filmica, originalità ed estremismo concettuale dell’installazione artistica, l’opera di Lenz riscrive in visioni segniche tensioni filosofiche e inquietudini estetiche della contemporaneità».
Gli spettacoli e la proiezione video sono ad ingresso gratuito previa prenotazione su damslab.unibo.it.
L’accesso in sala è condizionato al possesso della Certificazione verde Covid-19 (Green Pass).
Maggiori informazioni sul sito internet damslab.unibo.it; novità e aggiornamenti live disponibili sulla pagina social facebook/damslab.lasoffitta.
Info su Lenz Fondazione: 0521 270141, 335 6096220, info@lenzfondazione.it, www.lenzfondazione.it.