È uscito lo scorso 22 giugno il libro Il segno di Ustica (Cuepress) a cura di Andrea Mochi Sismondi che riporta le ultime parole di Christian Boltanski, uno dei più grandi artisti contemporanei scomparso il 15 luglio all’età di 77 anni nella sua casa di Parigi.
Andrea Mochi Sismondi, autore e direttore del collettivo di produzione artistica e teatrale Ateliersi di Bologna, con il suo Il segno di Ustica ha dato voce a più di una cinquantina di artisti, intellettuali e storici che si sono confrontati a suon di interviste sulla strage di quel 27 giugno del 1980, quando l’aereo DC-9 Itavia è precipitato nel braccio di mare tra Ponza e Ustica. Un volume che si configura così come oggetto di testimonianza di una prolifera produzione artistica, unica nella nostra storia per qualità e quantità.
Tra le interviste raccolte c’è anche quella a Christian Boltanski, autore dell’installazione A proposito di Ustica realizzata nel 2007 su invito di Daria Bonfietti, Presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage, e ospitata in maniera permanente presso il Museo per la Memoria di Ustica. Un’installazione che si compone di ottantuno bulbi luminosi sul soffitto che si accendono e si spengono al ritmo di un respiro, ottantuno specchi neri attorno ai frammenti ricomposti della carcassa del DC-9 Itavia, ottantuno altoparlanti che diffondono pensieri sussurrati, frutto dell’immaginazione dell’artista. A proposito di Ustica si offre così come riflessione sulla vita, sulla morte e sul potere emotivo ed evocativo della memoria. “Io ho creato l’installazione per Daria Bonfietti e Andrea Benetti – ricorda l’autore nel libro. – Quando mi hanno parlato dell’abbattimento dell’aereo mi sono commosso, voglio loro molto bene, e questo è il motivo per cui ho fatto tutto questo. Ora l’installazione è un pezzo del mio cuore”, si legge nel libro.