Finalmente è estate, nuovi colori, atmosfere, voci e suoni dai mille volti che ritmicamente cadenziano le serate della Romagna e non solo.
È la Mirko Casadei POPular Folk Orchestra con Balamondo ad animare le piazze ed i centri dei borghi romagnoli incontrando mondi lontani che parlano, ciascuno con il proprio sound, il linguaggio delle più diverse culture popolari.
Dialoga con noi Mirko Casadei al debutto del Balamondo World Music Festival e con rinnovato spirito si racconta.
Il 2 luglio, data importante, serata inaugurale del Balamondo World Music Festival.
«Siamo ripartiti con questo grande festival, Balamondo, con una ‘elle’ sola, alla romagnola – precisa Mirko -, ma è un world music festival proprio perché la nostra musica è popolare, folk e in qualche modo incontra le eccellenze delle altre musiche anche molto lontane, universi differenti che si contaminano. Con Balamondo si sperimenta con nuovi mondi e altri generi. La prima serata è stato un grande successo – prosegue – con ospiti eccezionali come Roy Paci che oltretutto è un grande amico, e Daniele di Bonaventura con il suo bandoneón, jazzista incredibile. È stato bello, nonostante la partita (Belgio-Italia ndr) la serata è andata sold out. Sono molto contento anche perché il Balamondo è stata un’invenzione di Raoul, nel lontano 1998 aveva avuto l’intuizione di fare questo festival di contaminazioni ancora prima che esplodesse la Taranta, per capirci. Questa edizione è interamente dedicata a Raoul, c’è stata una grande emozione anche di riportare sul palco le sue canzoni e reinterpretarle in maniera così diversa. Il pubblico ha passato una serata molto bella tra emozioni, lacrime e sorrisi».
L’Estate di Raoul, un evento in suo onore.
«Si, è proprio questo il titolo che abbiamo dato a tutto il tour dell’Orchestra che comprende il Balamondo ma anche altri appuntamenti. Abbiamo scelto di celebrarlo e di non essere malinconici e di rimanere nel solco di quello che Raoul ha sempre espresso. Un evento celebrativo che comprende una mostra fotografica: venti scatti inediti di Raoul esposti nella piazza di Cervia. Il 15 agosto ci sarà una grande festa in occasione del suo compleanno, la faremo ‘a casa’. Noi abitiamo in una via che comprende due comuni, Cesenatico e Gatteo Mare, l’evento lo faremo qua, anche qui inevitabilmente la malinconia cederà il passo alla celebrazione, di quella positiva. Per la serata ci saranno degli ospiti con i quali incroceremo le nostre strade e le nostre musiche. La contaminazione musicale è nel mio DNA – sorride».
Grande festa in ‘Viale delle Nazioni’, altro nome non sarebbe stato più appropriato.
«Esatto, tra l’altro in questo viale i due Comuni hanno installato le luminarie, come per Lucio Dalla a Bologna, con il testo di Romagna Capitale una delle canzoni più rappresentative di Raoul, che partono dal mare sino ad arrivare alla nostra abitazione, quindi per quasi un chilometro c’è tutto questo testo che rende il contesto molto bello e scenografico».
A Balamondo tanti gli ospiti internazionali. C’è chi arriva dalla Polonia, chi dalla Spagna e chi invece dall’Ungheria e dalla Romania. Ciascuno porta con sè le sonorità gitane che in qualche modo si avvicinano alla vostra: la musica tradizionale che contraddistingue la Romagna.
«Quest’anno il festival è vario, non ha una linea precisa e rispetto alla scorsa edizione – limitata a causa delle chiusure – ci sono tanti artisti che rappresentano la propria terra. Abbiamo voluto una musica etnica, di appartenenza, che è poi la filosofia di questo festival. L’anno scorso, invece, abbiamo avuto meno ospiti internazionali in ogni caso di grande spessore musicale come Richard Galliano e Marc Ribot. Quest’anno abbiamo rivolto l’attenzione più alle musiche balcaniche, e comunque dell’est Europa, nelle diverse tappe del festival ci saranno anche musicisti come Hevia dalla Spagna con la sua cornamusa elettronica. Mentre per la prima tappa abbiamo avuto Roy Paci e Daniele di Bonventura, in ogni appuntamento ci sarà qualcosa di diverso».
L’orchestra collabora con artisti di fama internazionale. Balamondo 2003 Gloria Gaynor canta ‘Romagna mia’. È poi la volta di Goran Bregović. Com’è nata la magia?
«Il concetto è ‘musica internazionale’, world music. Musica che in qualche modo fa anche ballare il mondo. Con questo progetto siamo partiti nel lontano 1998, mentre con me – ricorda Mirko – nel 2003 con ospite Gloria Gaynor che pur rappresentando la musica dance ha fatto ballare proprio tutti, e tuttora lo fa. Diversi poi gli artisti di levatura internazionale: Tito Puente, re della musica sudamericana, i Gotan Project e con loro abbiamo sviluppato un progetto pop-dance con un pezzo di Astor Piazzolla. Quest’anno invece abbiamo artisti, per i più, sconosciuti ma in realtà nei loro Paesi sono delle vere e proprie star come Nadara Transylvanian Gipsy Band con le sue melodie zingare che per l’occasione si mischierà con le musiche dei Casadei».
Le collaborazioni dunque non sono nate dal caso ma come naturale evolversi della vostra musica con contaminazioni di altri generi.
«L’idea è proprio questa, di contaminare la nostra musica e se vogliamo di ‘nobilitare’ il nostro liscio attraverso la conoscenza di artisti che provengono da altre parti, a volte anche con incontri un po’ bizzarri e al tempo stesso molto interessanti perché la musica parla un linguaggio e quando incontri questi artisti è facile trovarsi subito bene e creare qualcosa di nuovo. Come in questo caso la nostra musica incontra quella gitana dei Nadara ed è così che nascono atmosfere nuove ed originali. È un modo per dire: “Noi siamo romagnoli ma vogliamo incontrare il mondo” è un modo per internazionalizzare la nostra musica».
Quando suonate, chi si diverte di più, voi o il pubblico?
«Noi siamo abituati a divertirci tanto e devo dire che il nostro divertimento è molto contagioso e da tutto questo il pubblico inevitabilmente viene coinvolto. La prima cosa è divertirsi, è successo con Roy Paci ma anche quando sul palco abbiamo avuto musicisti dalla musica colta come è stato con Daniele Bonaventura, abitualmente suona con musicisti del calibro di Paolo Fresu, più posati rispetto a noi. Noi, invece, lo abbiamo trascinato sul palco con le atmosfere più folkloristiche e devo dire che il divertimento è subito arrivato e di conseguenza il pubblico ha risposto. Propaghiamo l’allegria, il divertimento, la festa e quando le difficoltà nella vita sono tante il momento del palco, dell’espressione musicale è un modo per dimenticarsi dei problemi e – prosegue -, se ci pensi, nelle culture più povere è sempre stato così è il momento di sfogo che ti aiuta ad andare avanti. Questa è la caratteristica Casadei».
Le emozioni della prima serata senza Raoul?
«La prima serata dal punto di vista personale è stata molto dura perché chiaramente sono emerse una serie di emozioni in più rispetto al solito. Poi la professionalità e la voglia di volgere al meglio la serata hanno prevalso. La prima serata senza Raoul è stata molto emozionante. Sono consapevole della fortuna di poter guidare un gruppo così storico e forte e al tempo stesso di proseguire nella tradizione, senza lui è stato come un secondo debutto».
Con Mirko al timone è cambiato qualcosa? Rispetto al passato c’è qualcosa di diverso, di nuovo nel repertorio dell’Orchestra Casadei?
«Siamo con i piedi radicati nella nostra storia ma con lo sguardo rivolto sempre verso il futuro, questo è anche il segreto della longevità dell’Orchestra che ha quasi cento anni di storia, perché nata nel lontano 1928. In realtà c’è molto di diverso, ho mantenuto quell’energia e allegria quella voglia di fare festa che mi sono portato dietro dalle precedenti generazioni, di conseguenza ho ereditato tutto il repertorio ma l’ho rivisitato e riarrangiato completamente con tantissime contaminazioni musicali. Ad esempio Romagna mia con Roy Paci è diventata un pezzo ska molto festaiolo, anzi – entra nello specifico – parte in maniera quasi bandistica, quasi funebre in tre-quarti, molto triste la parte della strofa, poi sul ritornello diventa uno ska molto allegro. Ovviamente poi ci sono le canzoni nuove, guardiamo sempre in avanti ma rimaniamo sempre all’interno del concetto di questo festival: “l’evoluzione sta nel contaminarsi tenendo la propria cifra stilistica, le proprie origini”. Alla base c’è sempre la nostra originalità, la nostra caratteristica che portiamo nel futuro rendendola sempre nuova».
L’Orchestra parla della gente ed alla gente. Raoul diceva: ‘io sto con il popolo, la famiglia e la tradizione’. E riferendosi alla musica: ‘Anche la tradizione cambia, non si ferma; al repertorio: ‘Un nuovo con un certo sapore di antico‘. Questo è il vostro linguaggio che si riconosce nella sua e nella tua musica.
«Esattamente, è proprio così. Altra cosa è che la tradizione è tradizione e allo stesso tempo cambia con l’evoluzione. La tradizione non è mai ferma. C’è sempre il sapore di antico ma si evolve e va sempre verso il futuro».
Andiamo verso il futuro. Balamondo 2021: dalla mostra fotografica al Premio musicale Roul Casadei dedicato agli under 35. Un evento nuovo, trasversale, di forte richiamo per i giovani e segno di rinascita anche per gli amanti del ballo popolare. Un evento rivolto a tutti, senza età.
«Questo è il nostro concetto e poi la musica popolare ha questo vantaggio, non è musica da hit parade ma si tramanda alle generazioni e i giovani in qualche modo l’acquisiscono dai genitori, dai nonni o da un ritorno della storia, è una musica sempre viva. Qui allo stadio – fa l’esempio – cantano Romagna e Sangiovese o Romagna capitale, sono canzoni che rimangono sempre ed ora le nuove generazioni le stanno riscoprendo e stanno tirando fuori un certo orgoglio romagnolo, la voglia di ripartire dalle nostre radici. E questo grazie anche al nostro lavoro di rinnovamento e di contaminazioni musicali che piacciono ai giovani, come quella volta del concerto con Goran Bregović abbiamo riportato alla luce, rinnovandola, una musica dapprima considerata ‘vecchia’. Questa è una delle tante cose belle che facciamo con il Balamondo».
Ciao mare, esempio calzante. In quanti tutt’ora la cantiamo.
«Ciao mare è un’altra caratteristica della nostra musica. Le nostre sono musiche allegre, festaiole. In realtà questa è una canzone molto malinconica che parla del mare d’inverno e racconta di una storia d’amore finita, esprime la nostalgia per il passato, noi l’abbiamo posta in chiave molto divertente tipica del nostro genere».
Anche all’estero siete molto amati. Quali i Paesi dove avete riscontrato più successo?
«Da quando ho preso io la guida dell’Orchestra, perchè Raoul non volava perciò non prendeva alcun concerto all’estero – ci confida Mirko -, fortunatamente abbiamo girato dappertutto. Siamo stati nelle capitali europee, in Brasile, Argentina, Cuba, in Russia, in kazakistan, in Kurdistan, paesi dove dici: “ma come fa il liscio ad arrivare là, in quei luoghi così lontani e diversi dal nostro?” Ed invece questa musica con solo il suono degli strumenti e della ritmica riesce a creare un divertimento, una condivisione inaspettata e così a far ballare un pubblico che non pensavamo mai. In Canada siamo stati tante volte – incalza -, ci sono tante comunità di italiani che negli anni ’50 anno lasciato l’Italia e si sono portati dietro l’amore per la nostra musica, amore che ritroviamo nelle nuove generazioni. La nostra musica è universale, è di appartenenza, esprime il territorio, in particolare della Romagna, e – puntualizza con orgoglio – se vogliamo dirla tutta, il liscio è il ballo italiano per eccellenza. La nostra è una musica che trasporta e coinvolge tutti».
Abbiamo parlato delle nuove generazioni. Hai due figli, seguono o seguiranno la tradizione Casadei?
«Nella vita, come si dice, mai dire mai. Io ho iniziato molto tardi. Mi hanno già regalato altre soddisfazioni, mia figlia mi ha reso nonno di due splendidi nipoti. Mio figlio, invece, si è appena laureato con il massimo dei voti, suona ma al momento è concentrato su altro. Chissà, io ci spero sempre, magari un giorno esordirà nella versione hip-hop di Casadei oppure la tradizione quasi centenaria la proseguirà altro famigliare. Vedremo».
Casadei è una grande famiglia, vivete tutti vicini. Qual è la ricetta di questa armonia?
«Diciamo che la famiglia perfetta non esiste. In realtà tra noi c’è una bella simbiosi che funziona. Anche questa è stata un’idea di Raoul, viviamo tutti nello stesso giardino, l’ha chiamato il ‘recinto’, come quello degli animali – sorride. In realtà è un ranch, è un piccolo quartiere generale. In passato, in Romagna nelle case dei contadini, più che altro per economia, si viveva tutti insieme, con nipoti, cugini, nonni. Nel nostro caso, invece, potendolo fare Raoul è riuscito con i suoi risparmi a costruire ad ognuno di noi una casa, siamo tutti indipendenti ma comunicanti, senza recinzioni che ci dividono. Spesso a mezzogiorno – ci confida – andiamo tutti a mangiare nella casa padronale, così facendo la famiglia rimane unita, al termine ciascuno ritorna alla propria abitazione. Diciamo che la nostra è un’evoluzione del casale di una volta. Poi mio padre amava curare l’orto, abbiamo gli alberi da frutta, gli animali da cortile e tutto il ‘recinto’ ne usufruisce. Alcuni amici su consiglio di Raoul hanno copiato con successo il suo modello».
Next generation. Premio musicale Raul Casadei per gli under 35.
«Siamo sempre stati attenti alle nuove generazioni. Ci piaceva istituire un premio intitolato a Raoul sulla musica popolare per dare anche spessore a quella che è stata la sua storia di musicista ma soprattutto di autore delle canzoni, anche quelle dello zio Secondo. Una musica, la sua, fatta di slogan con delle caratteristiche propriamente nazional-popolari. Con il premio vogliamo coinvolgere le nuove generazioni e portarli verso una scrittura più folk per dare nuova vita e nuova linfa alla musica tradizionale. È un modo per evolversi e portare innovazione. È un contest e la selezione si svolge sul web, i tre finalisti si esibiranno durante la serata finale di Balamondo dove verrà proclamato il vincitore».
La vostra è una musica creativa e di reinterpretazione. Si può dire che lavorate a contrario: un testo attuale lo arrangiate in chiave folk mantenendo la cifra stilistica Casadei.
«Esatto. In passato abbiamo reinterpretato anche le canzoni della musica dance, andando a ritroso nel tempo – ricorda – in gioventù diciamo, con Discofesta Compilation abbiamo riproposto le cover anni ’60 ’70’ ’80. Anche qui sempre fedeli alle nostre origini e con le caratteristiche strumentali che ci contraddistinguono».
La tradizione continua, tanti gli artisti italiani e internazionali ospiti sul prestigioso palco che si sono divertiti ed hanno saputo divertire con le note dell’Orchestra Casadei. Ognuno ha interpretato la musica che parla della propria terra declinandola nell’ ‘original style’ Casadei: ritmo, improvvisazione, tecnica, professionalità e cuore. Mirko Casadei POPular Folk Orchestra ha viaggiato per il mondo esportando la sua musica, rivisitandola e contaminandola con suoni e generi di altre culture senza mai dimenticare la propria origine e con lo sguardo rivolto sempre al nuovo.