Omicidio a Easttown è una serie tv di HBO in sette puntate uscita poche settimane fa su Sky Atlantic. Come si può facilmente intuire dal titolo, si tratta di un poliziesco ambientato in una cittadina della sperduta provincia americana, uno di quei posti dimenticati da Dio molto raccontati da cinema e tv negli ultimi anni e, per questo, molto riconoscibili: case povere ammassate le une di fianco alle altre e separate solo da una recinzione, le anonime tavole calde, il boschetto in cui i giovani si ritrovano a far serata in mancanza di altro. A Easttown si incontrano e scontrano personaggi dalle vite incompiute o spezzate, che non scorrono lente e in preda alla noia, come si è soliti dire a proposito della provincia: anzi, tutto succede fin troppo in fretta, tra ragazze madri e quarantenni già nonne. La comunità di questa cittadina è lacerata: da diversi mesi è scomparsa una ragazza e sua madre è rimasta l’unica a combattere per ritrovarla. A questo si aggiunge un omicidio che darà il via alla trama.
L’indagine viene assegnata a Mare Sheehan, interpretata da Kate Winslet, una detective con più di un problema da affrontare: un divorzio alle spalle con l’ex marito pronto a risposarsi e ad andare a vivere dietro casa sua, una madre che le vive in casa e con una certa confidenza verso gli alcolici, un trauma alle spalle non ancora rielaborato, soltanto per dirne alcuni. Ci ritroviamo così a conoscere una donna dura, psicologicamente provata e che prova a mantenere un po’ di equilibrio nella sua vita e nel posto in cui vive grazie al suo lavoro. Il personaggio in questione non è sicuramente un esempio di virtù stoica né tantomeno quel tipo di investigatore che da Raymond Chander in poi ha conosciuto molta fortuna nella letteratura e nel cinema americani: “hard boiled”, dannato, che si muove nei bassifondi della società. Niente di tutto questo, la massima ambizione di Mare Sheehan è poter arrivare a fine giornata avendo fatto passi avanti nelle indagini e potendo sorseggiare una birra ghiacciata in santa pace. Non c’è eroismo né il male assoluto: c’è la vita con i suoi problemi quotidiani da affrontare, i suoi schiaffi da prendere, avendo un’idea di bene e cercando di perseguirla un po’ alla volta. Questa grandezza mai davvero raggiunta, almeno in provincia, si riassume in un dialogo, uno dei tanti ben riusciti in questa serie, a proposito di un canestro decisivo segnato dalla giovane Mare grazie a cui il suo liceo vinse il campionato dello Stato: «Sarà stato un bel tiro» «In molti posti no, in questa città sì», a dire che a Easttown un gesto tutto sommato normale fa presto ad assumere i caratteri dell’epicità, in assenza di altre occasioni di gloria.
Attorno a Mare si muovono altri personaggi convincenti (grazie anche al lavoro di un cast meraviglioso), come l’unica amica con cui riesce a confidarsi, la madre (che in qualche modo riesce a tenere insieme i pezzi della famiglia) e il giovane detective, interpretato da Evan Peters, che viene chiamato ad aiutarla per risolvere il caso. Con quest’ultimo in particolare, Mare riuscirà, un po’ alla volta, a superare le iniziali diffidenze e a creare un rapporto di fiducia: senza rivelare troppo, in virtù di questo rapporto la detective si troverà a dover affrontare per davvero alcuni fantasmi del suo passato. A questo punto, grazie alle sedute di terapia che Mare si convince a frequentare, la protagonista si ritrova a fare spazio al dolore che fino a quel momento aveva buttato fuori dalla propria vita ma con cui deve fare i conti anche per via delle sue indagini. Se infatti la giustizia viene spesso raffigurata come riparatrice di un torto subito, spesso la ricerca della verità ha una potenza distruttiva, in grado di lacerare anche i rapporti più stretti, ancor di più se questa avviene in una piccola comunità in cui tutti si conoscono. Fare spazio al dolore proprio e altrui, e non rimuoverlo, sembra dunque essere la strada per affrontare la vita in questa provincia sperduta in cui, alla fine, se non c’è l’eroismo, se non c’è l’epica forse c’è una grazia che consiste nel partecipare pienamente agli eventi tragici per poi andare avanti e continuare a vivere. La scena finale è perfetta e ci lascia con la speranza che Mare alla fine ce l’abbia fatta a ottenere un po’ di quella serenità che tutte le brave persone meritano.
Omicidio a Easttown usa la trama poliziesca più come un pretesto per raccontare la vita di questo luogo e la psicologia di chi vi abita. Il suo successo non lo si deve dunque alla trama, tantomeno all’intreccio narrativo con cui si svolgono le indagini e la loro risoluzione: se si sta cercando semplicemente un classico thriller, si può facilmente trovare di meglio. Eccezionale è, invece, la costruzione della protagonista, opera dello sceneggiatore Brad Ingelsby, combinata alle straordinarie capacità attoriali di Kate Winslet, che rende Mare credibile in ogni suo gesto e in ogni sua parola. Uno dei personaggi più interessanti visti negli ultimi anni: che il Golden Globe per la migliore attrice in una serie drammatica sia già assegnato?