Domanda d’obbligo: quando e perché ha deciso di dedicarsi allo studio della viola (e non, ad esempio, del più “famoso” violino)?
Ho iniziato a sei anni col violino. Poi il mio maestro dell’epoca, Romualdo Ravaioli, vedendomi verso i quattordici anni crescere a dismisura fisicamente mi propose di provare la viola. Io non la presi per niente bene perché ero bravino con il violino. Evidentemente fu una intuizione geniale, per la quale gli devo ancora grandissima gratitudine.
Nel suo sito sono riportate parole entusiaste sul suo lavoro di Vinicio Capossela, Zubin Metha e Mario Brunello, tra gli altri. Ci racconta tre episodi che le sono cari, nella collaborazione con questi tre artisti?
Con i grandi artisti è facile andare d’accordo, è con i mediocri che faccio fatica! Con Mario ce ne sono mille di storie vissute! Perché sono mille i concerti fatti insieme. Più che aneddoti, sono le cose che ho imparato che mi rimangono! Brunello è sempre stato come un fratello maggiore per me. Zubin Mehta è un grande e aver suonato la Sinfonia Concertante di Mozart come solista sotto la sua direzione è stata una esperienza indimenticabile. Con Vinicio ho avuto il privilegio di suonare due pezzi nel suo disco Marinai, profeti e balene, grazie all’invito suo e dell’arrangiatore che era Stefano Nanni: beh, fu una gioia immensa!
Il carattere eclettico del suo percorso professionale si rispecchia nella proteiforme programmazione della rassegna forlivese L’arte è vita, di cui è Direttore, la cui seconda edizione avrà luogo dal 21 giugno al 30 agosto. Oltre alla necessità di interessare persone con gusti musicali diversificati a cosa è dovuta, questa scelta?
Semplicemente al fatto che si debba pensare lo spettacolo dal vivo senza steccati, e quindi anche la musica deve, a mio parere, seguire questa strada. Le mie scelte dipendono sempre da due fattori: il primo è che non posso prescindere dal valore artistico e il secondo è che non faccio compromessi ovvero non mi abbasso a logiche non chiare: il valore artistico per me è sempre legato al valore umano. E poi gli spettacoli che propongono piacciono prima di tutto a me. E di me mi fido. Tutto qui.
Nel suo sito si legge che si è esibito in luoghi decisamente eterogenei, dalle carceri ai boschi del Trentino, dalle paludi dello Sri Lanka ai teatri delle periferie. In che modo, nella sua esperienza di musicista, gli spazi dialogano con l’esperienza sonora di interpreti e spettatori e come ciò avverrà all’Arena San Domenico di Forlì, dove sarà programmata la vostra rassegna, spazio affascinante ma di difficile isolamento dal punto di vista acustico?
Ma guardi, io penso che in questo periodo, se fosse possibile, bisognerebbe suonare, cantare, ballare e recitare in qualsiasi luogo. Ovunque ci sia qualcuno disposto a fermarsi e a rivivere lo spettacolo dal vivo, lì dovrebbe partire uno spettacolo. Quindi non mi pare il caso di fare, né da parte del pubblico né da parete degli artisti, gli schizzinosi. Tentiamo di uscire da una condizione terribile di blocco: rimbocchiamoci le maniche e rimettiamoci in gioco.
Può riassumere il programma della vostra rassegna, evidenziando quali sono le proposte più facilmente fruibili e quali quelle più complesse?
Tutto sarà fruibile, tutto sarà alla portata di tutti. Anche i biglietti sono alla portata di tutti. Se fossi un forlivese farei l’abbonamento per tutti e nove gli spettacoli, perché non ce n’è uno meno accattivante di un altro.
Per terminare: parte della sua attività di musicista è dedicata alla pedagogia. Crede che il ruolo di Direttore Artistico possa assolvere anche a questa funzione, nei confronti dei cittadini? Se sì, in quali termini?
Nel modo di cui sopra. Ovvero ForlìMusica porta in città grandi artisti, grandi interpreti ma soprattutto persone vere, disponibili, capaci. Fidatevi e seguiteci, più pedagogici di così!
MICHELE PASCARELLA
Info: https://www.danilorossiviola.it/, https://www.forlimusica.it/