“A volte ci sono verità per cui vale la pena mentire”
A New Orleans Michael Desiato (interpretato da Bryan Cranston) è un giudice integerrimo, con un figlio adolescente, vedovo da un anno a causa di una rapina a mano armata in cui la moglie è rimasta uccisa. Il personaggio viene presentato come il tipico giudice che si appassiona ai suoi casi, attento conoscitore di un sistema che porta a condanne ingiuste, provocate da testimonianze false, frutto di un sistema corrotto al più alto livello. Conoscendo le falle dell’apparato in cui si muove, Desiato utilizza il suo ruolo per ripristinare i torti subiti e offrire seconde opportunità. L’equilibrio iniziale è però immediatamente turbato da un mortale incidente che vede il figlio Adam investire un ragazzo in moto. Adam fugge ma rivela tutto al padre, che all’inizio lo convince a confessare alla polizia, salvo poi impedirglielo quando scoprirà che a essere rimasto ucciso è il figlio di un boss della malavita: una confessione sarebbe equivalsa a una condanna a morte. Tranquilli, non sto spoilerando la serie, tutto questo accade solo nella prima puntata. Inizia così una serie di escamotage orchestrati dal giudice per impedire che il figlio venga scoperto, a costo di tradire i propri valori, le persone più vicine alla famiglia e compromettendo la vita di innocenti estranei alla vicenda.
“Questa è New Orleans, è tutto collegato, tutti sono collegati”
Entra in gioca a questo punto la città di New Orleans, descritta come un luogo contaminato in ogni dove dal malaffare, una città con quartieri ricchi e quartieri poveri che appaiono compartimenti stagni ma in realtà sono connessi e si alimentano reciprocamente. Il giudice conosce bene la città e questo lo aiuterà a mettere insieme i pezzi di una verità alternativa (o una menzogna, che dir si voglia) per provare a salvare il figlio, sfruttando tutte le ingiustizie fino a quel momento combattute. In una fotografia quasi sempre livida, buia, si muovono i personaggi di questa narrazione: due padri, il giudice e il malavitoso, più simili di quanto vorrebbero; i giovani, ciechi nell’innamorarsi e determinati a riempire i vuoti lasciati dalle madri; le madri stesse, una presenza fantasmatica per tutta la serie, l’altra una donna dura, spigolosa, anaffettiva. Le movenze sono quelle della tragedia greca: da una parte l’Antigone, per il lacerante contrasto tra le leggi non scritte e da sempre esistenti, quelle che portano un padre a proteggere il figlio, e le leggi dello Stato; ma anche, per opposizione, l’Orestea. Lì si va dalla vendetta alla giustizia riparativa, in Your Honor il percorso viene invertito. Gli ingredienti per realizzare un ottimo prodotto televisivo, dunque, ci sono tutti, eppure sembra mancare qualcosa. Innanzitutto, il ritmo è troppo lento per una serie che dovrebbe vivere su una suspense continua: tutte le vicende potevano essere condensate in otto episodi invece che dieci e, se il primo è scritto e diretto in maniera magistrale, lo stesso non si può dire per gli altri nove. Alcuni personaggi dall’ottimo potenziale restano sullo sfondo, male utilizzati e la questione morale che si incarna nel giudice protagonista non viene mai davvero approfondito, resta sostanzialmente in superficie: non c’è mai un vero momento di incertezza nell’agire del giudice, sempre determinato a disattendere i valori attorno ai quali ha costruito vita e professione. Gli sceneggiatori, invece, forse spinti dall’urgenza di strizzare l’occhio all’attualità americana, si sono concentrati molto di più nel mettere in evidenza le storture di un sistema giudiziario disfunzionale e corrotto, in cui alla fine a pagare sono più deboli. Ma questo finisce per indebolire l’impianto su cui Your Honor si basa. Il tema di fondo della serie, infatti, è tutto nel dilemma, nel dover scegliere tra il ruolo di padre e quello di giudice, tra il ruolo sociale e gli impulsi istintivi che spingono i protagonisti a lottare per la propria salvezza. È la Necessità, l’homo homini lupus di hobbesiana memoria, a guidare una società? O è la Morale, la capacità di distinguere e quindi di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Il destino o il libero arbitrio? Sono questi gli interrogativi che accompagnano fino all’ultimo secondo il racconto, che si chiude però con un monito chiaro: laddove non c’è giustizia, c’è vendetta, c’è l’impulso animale dell’occhio per occhio, c’è la distruzione di tutto quello che chiamiamo civiltà.
Your honor è disponibile sulla piattaforma Sky.