Matteo Montani. Nel rovescio della palpebra

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Dopo le personali A cielo aperto (2010) e Peter Flaccus (2014) Matteo Montani torna ad esporre alla OTTO Gallery con una nuova serie di opere inedite realizzate appositamente per l’occasione.

La produzione si focalizza sull’immagine colta nel suo sorgere e dissolversi in un luogo peculiare – tra l’occhio e il rovescio della palpebra – luogo nel quale, secondo il pensiero dell’artista, si produce una condizione di soglia che va a costituire una vera e propria dimensione spaziale. Se infatti l’immagine del mondo – che presto trova una sua collocazione interiore – è fuori da noi, l’atto del vedere stesso è colto da Montani come luogo di produzione di immagini che aleggiano in una dimensione di mezzo nella quale la visione, nell’attimo di un batter d’occhio, è soggetta a repentine metamorfosi e a un proliferare autogeno di forme.

Per questa mostra Montani al posto della carta abrasiva usa diversi tipi di carta di cellulosa e cotone, bianca o nera, ed una tecnica molto vicina a quella dell’acquerello dove l’acqua gioca un ruolo importante. L’artista stesso infatti afferma “…per questo ciclo di opere non ho dipinto con l’acqua, ma sull’acqua.” Come se quell’acqua fosse l’umor vitreo o gli acidi che permettono ad un’immagine fotografica di materializzarsi: una condizione necessaria per l’apparizione. Sono infatti apparizioni, miraggi, epifanie, quelle che si vanno ad imprimere sulle carte prevalentemente bianche e in altri casi nere del pittore romano. Paesaggi che sembrano essere generati da un movimento fluido, di apertura e di chiusura, come quello della palpebra, nel quale spicca l’uso di colori iridescenti e riflettenti, a sottolineare la natura sempre mutevole e cangiante della visione e che ci riportano per un attimo a quell’attività che si usa fare, specie da bambini, di strofinarsi gli occhi chiusi per veder apparire inaspettati bagliori e misteriose forme.

Completa la mostra la presentazione di una cartella di monotipi realizzati in collaborazione con la Litografia Bulla di Roma, il più antico laboratorio litografico al mondo, nella quale l’artista, con il supporto di Beatrice e Flaminia Bulla, ha utilizzato il rullo calcografico come strumento espressivo in sé e non in quanto accessorio prestato al servizio esclusivo di una tecnica di stampa.

Fino al 10 luglio 2021

Bologna, Otto Gallery Arte Contemporanea, Via D’Azeglio 55. Info & Orari: www.otto-gallery.it