A Rimini c’è un centro sperimentale di maglieria tutto green, nato dalle idee originali e innovative di una giovane imprenditrice innamorata dell’arte e della natura: Giulia Brunetti. La sua azienda omonima, Giulia Brunetti Knitwear, nasce dalla volontà di unire l’artigianalità e la qualità del Made in Italy ad un’idea nuova di pensare la moda, etica ed eco sostenibile. In un’intervista nel suo laboratorio, ci racconta il suo progetto.
Come nasce questa attività?
“Sono diverse le ragioni che mi hanno motivata a creare la mia azienda. Nel mio contesto familiare ho potuto raccogliere arte, creatività, manualità da mio padre, falegname e artista, e forza, determinazione ed eleganza da mia madre, donna in carriera. Sono stata molto fortunata, mi hanno ispirata nel voler essere una donna forte, che avrebbe fatto la differenza. Dopo aver superato importanti problemi di salute ed essere riuscita ad entrare all’Istituto Internazionale Fashion Designer & Marketing POLIMODA di Firenze, ho deciso che non avrei sprecato la grande occasione che la vita mi stava regalando. Dopo la laurea, ho intrapreso un lungo percorso lavorativo e formativo di 15 anni. Studiando e lavorando ho compreso l’importanza di una conoscenza approfondita di tecniche e materiali per poter creare un prodotto di qualità. Ho deciso quindi tre anni fa di aprire la mia attività, non solo per vendere i miei prodotti e per avere un giorno un grande guadagno; tutt’altro: avevo intenzione di creare un piccolo “mulino ad acqua” che, con varie linee di business, si alimentasse da solo. I cicli produttivi delle grandi aziende legate ai grandi numeri, al consumismo, non sono sostenibili e rischiano di sprofondare. Il mio modo di lavorare mi permette di sopravvivere a un momento di crisi come quello che stiamo vivendo oggi. È da un anno ormai che la mia azienda sta davvero in piedi con le sue gambe.”
In che modo il tuo è un approccio eco sostenibile?
“Prima di tutto non condivido pienamente il sistema di riciclo. Studiando ho potuto comprendere come il processo che si mette in atto per distruggere e rigenerare molti materiali, non è per niente eco sostenibile; spesso c’è un alto consumo di risorse ed energia. Oppure altri materiali perdono le loro qualità e caratteristiche nel tempo, che non possono essere recuperate con nessun trattamento naturale. La lana ad esempio è pelo, e una volta sfibrato, non può essere rigenerato se non con l’uso di poliestere o silicone; a differenza del cotone invece, che tuttavia necessita di grandi quantità d’acqua nel processo di riciclo.
Il mio approccio quindi è dato da un’attenta ricerca e scelta dei materiali e delle tinture, al 100% naturali e provenienti da fonti sostenibili e rinnovabili. Tutti i produttori di materie prime con cui collaboro operano rispettando l’ambiente, delle materie prime e degli animali da cui derivano. Usiamo mezzi di trasporto a bassa emissione di CO2 e packaging Plastic-free, le spedizioni degli acquisti online vengono inviate tramite buste compostabili e così via. Alcuni esempi: utilizziamo un filo in fibra di legno ricavato dalle potature dei rami degli abeti bianchi, lana e cotone biologici certificati; le tinture, sono tutte di origine vegetale; il cartellino d’acquisto è in carta riciclata e piantabile. Infine, non ho bisogno di un magazzino, perché produco principalmente in base alla richiesta di acquisto; utilizzo i materiali che ho finché non li ho finiti, riducendo così lo spreco. Ciò mi permette di avere dei prezzi competitivi. Non seguo la tendenza dei grandi cicli di vendita che va avanti per collezioni stagionali, secondo la quale dovrei proporre nuovi modelli ogni sei mesi. Io ho scelto di creare abiti di qualità, funzionali, versatili e che possano durare a lungo. Sono articoli che ho solo io al mondo, studiati e perfezionati nel tempo, con un ciclo produttivo interamente sostenibile, perciò non li cambio. Infine, credo sia importante fare rete tra noi piccole aziende, per sostenerci a vicenda e ottimizzare spese e risorse. Io lo sto già facendo con i miei collaboratori, con i quali c’è rispetto e stima reciproca da anni.”
Proponi anche dei corsi di formazione in maglieria. In cosa consistono?
“Amo condividere le conoscenze del mio mestiere attraverso i corsi di formazione in maglieria: non solo per dare l’opportunità di conoscere un mestiere; mi piace pensare di portare più consapevolezza, informando, facendo vedere e toccare con mano un prodotto di qualità, creandolo insieme, ed educando così a un acquisto più consapevole. Bisogna puntare sull’educazione delle persone, soprattutto dei giovani. Far comprendere che il valore di un capo non sta nel prezzo o nella grande marca, e voglio dare gli strumenti per riconoscerlo. Per chi sceglie di frequentare i miei corsi per imparare il mestiere di tecnico/a di maglieria, cerco di trasmettere l’importanza della conoscenza e dello studio approfondito delle materie prime e delle tecniche: in questo modo si è in grado di progettare fin da subito un prodotto buono, piuttosto che fare mille tentativi, magari a vuoto, prima di arrivare al risultato che si cerca, rischiando di buttare tanto materiale e risorse. Anche questo è in linea con il mio approccio sostenibile.”
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
“Vorrei far conoscere questo approccio a più persone possibili; non tutti possono partecipare ai miei corsi di formazione. Perciò ho deciso di scrivere un libro dei corsi di maglieria, dal titolo Tecniche e segreti della maglieria sagomata a macchina, che uscirà presto. È già prenotabile nel sito Giulia Brunetti Knitwear. Per me era inconcepibile che non esistesse ancora un testo sull’argomento, perciò ho sfruttato il periodo del lockdown per scriverlo. Racconto la mia esperienza, la mia ricerca, la storia della maglieria, il valore del Made in Italy. Parlo delle fibre innovative, delle certificazioni e della parte modellistica e sviluppo delle tecniche. C’è tutto quello che so.
Nel frattempo sto lavorando insieme ad altri ragazzi per riuscire a costruire un piccolo studio stilistico per dare il nostro contributo ad altre aziende che vogliono fornire un prodotto eco sostenibile, facendo conoscere il nostro approccio commerciale e ciclo produttivo.
Vorrei poi investire del tempo in una nuova fibra, fare una composizione solo mia, utilizzando quello che già c’è in maniera diversa. Andrei a mettere sul mercato qualcosa di rivisitato però con un ciclo di vita puro e naturale, mantenendo il mio approccio.
Infine mi piacerebbe fare informazione nelle scuole, insegnare ai ragazzi a riconoscere la qualità, perché non se ne parla da nessuna parte, e questo è un grosso problema.”
Qual è il messaggio che vuoi mandare attraverso il tuo lavoro e i tuoi progetti?
“Vorrei trasmettere il valore dell’informazione, dello studio, del sacrificio, dell’investire nelle proprie competenze e capacità; vorrei che si potesse cogliere l’importanza di un approccio consapevole e responsabile verso il pianeta e tutti gli esseri viventi che lo abitano. È fondamentale non fermarsi mai a uno sguardo superficiale ma bisogna andare alla radice, in tutte le cose come in questo settore, sia per chi produce e vuole farlo bene, sia per chi acquista. Una persona informata, è una persona più consapevole e libera.”