Moni Ovadia racconta e canta il Mediterraneo

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Un ponte. Il Mare Nostrum è un enorme ponte che poggia su piloni tanto invisibili quanto solidi fatti di musica e tradizioni straordinarie – fine della recensione. Certo non si può ridurre così “Rotte Mediterranee”, lo spettacolo che Moni Ovadia ha portato a Cesenatico per i vent’anni dell’Emilia Romagna festival…Eppure talmente profonde le riflessioni che suggerisce e splendidi gli accompagnamenti sonori che l’ottimo pubblico ha potuto apprezzare da lasciare, alla fine, un’immagine simbolica davvero diversa da quella ‘solita’.

Non acqua salmastra, quindi, ma una specie di brodo primordiale in perenne fecondo  fermento, su cui le intelligenze si arricchiscono muovendosi e contaminandosi: altro che mare e basta, altro che migrazioni e chiusure, altro che pregiudizi ed integralismi! Le menti più aperte delle genti che s’affacciano sul Mediterraneo tutte, nessuna esclusa, queste cose le hanno sempre comprese. E’ il segreto della cosiddetta crescita culturale, descritta benissimo tra i tanti anche da Pedrag Matvejevic, Ivo Andric’, Paolo Rumiz e lo stesso Ovadia dai quali son stati estratti i brani letti l’altra sera. “Rotte Mediterranee – diceva la presentazione- è un recital basato sull’intreccio di racconti, canzoni popolari dell’area mediterranea (…) Il Mare torna ad essere un ponte tra le sue sponde, a collegare mondi un tempo strettamente legati (…) Il  mediterraneo non è solo un luogo geografico o storico, è un’atmosfera, un paesaggio.”

Cosa meglio della musica, quindi, per evocare e vivere nel profondo lo spirito dello spettacolo? Sul palco, insieme al poliedrico – Moni Ovadia ha un curriculum infinito – bulgaro-sefardita, c’erano ottimi musicisti collazionati e magistralmente accordati da Giovanni Seneca. Il chitarrista e compositore napoletano, docente al Conservatorio di Pesaro e Direttore artistico di progetti culturali internazionali, ha curato la parte sonora scegliendo, arrangiando e scrivendo brani originali ispirati dalla tradizione antica delle diverse culture di tutto il bacino. La sua chitarra battente ha vibrato con i bassi di Gabriele Pesaresi nella ritmica scandita dalle percussioni di Francesco Savoretti, entrambi marchigiani di talento ed esperienza. “Canzoni giudaico spagnole degli ebrei sefarditi, ottomane, balcaniche –ben spiegavano le note introduttive– in un repertorio plurilingue: bulgaro, greco, serbo, ladino, turco e vari dialetti italiani” son state affidate ad Anissa Gouizi, eccezionale cantante italo-algerina. Riuscito perfino l’impasto tra le tonalità diversissime delle voci della giovane interprete insieme a quella del protagonista, col risultato di riuscire ad immaginare anche gli odori, i sapori e i colori dei Paesi mediterranei tutti, nella loro identità più autentica.

Lasciando l’ultima battuta ad Ovadia, impegnato nella tutela dell’ambiente e delle tradizioni (collabora pure con la SMP- Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli) “Perché la diversità va intesa come radice della molteplicità della cultura, in una dimensione della conoscenza non ossessionata dalla crescente velocità.”

“Rotte Mediterranee” con Moni Ovadia e Giovanni Seneca, Cesenatico 21 agosto, Emilia Romagna festival- Arena Cappuccini