Il progetto “Face to Face”, che coinvolge quindici giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna nello spazio virtuale dell’Ala nuova del Museo della Città di Rimini, ha preso vita in un momento eccezionale, quando tutto si è fermato per arginare la diffusione di un virus sconosciuto. All’inizio, dopo l’improvvisa interruzione di ogni attività, nel vuoto e nell’isolamento, la scommessa è nata nel laboratorio di Tecniche plastiche e di Plastica ornamentale di Nicola Cucchiaro, una sfida, un’esperienza creativa diversa, ricca di possibilità benché “a distanza”. Come fare del limite un cimento dell’armonia e dell’invenzione?
Lavorare nello spazio della propria casa, piuttosto che nelle aule dell’Accademia, avere a disposizione quasi niente per creare un lavoro artistico, vivere in isolamento e non nella relazione del fare insieme come accade quotidianamente in una scuola d’arte, sono divenuti un’opportunità, i fattori di una speciale possibilità creativa. Con modalità impreviste da sperimentare per relazionarsi “faccia a faccia” con lo spazio, il mondo, gli altri, immaginando coordinate e strumenti del tutto nuove. L’esito è la video-mostra che può essere visitata da ovunque. Possiamo attraversare le sale del museo riminese, avvicinarci alle sculture, ai dipinti, alle animazioni, scoprendo “di volto in volto” il piacere della materia plastica in tutte le sue varianti, dagli aspetti più manuali a quelli digitali. Beninteso, tutto è rigorosamente frutto di un abile fotomontaggio.
Il tema introspettivo e fisico del volto è il filo conduttore del progetto, interpretato da ciascuna/o con grande libertà. Si passa dalle maschere inquietanti di Daniela Guzzinati e di Davide Magelli ai grovigli leggeri in fil di ferro che trattengono il vuoto di Jingjing Wu, dai coloratissimi sguardi neopop di Jessica Purpura al bianco porcellana degli autoritratti di Anna Stasi.
Nicole Borghi disegna mappe nella memoria sui volti degli anziani solcati dalle rughe e dal dolore, mentre Alessandra Trovato crea in 3D alcune teste che si fondono e sembrano di vera pietra. Si può sondare con Silvia Pasi l’essenza del volto, tra pittura e scultura, oppure, nelle bottiglie della singolare natura morta di Giorgia Castelli, fermarsi alla superficie.Rebecca Fusconi disegna per confini e Sara Romano ricuce, compone e ricompone frammenti di sé come tessere di un fragile mosaico. Le micro-teste di plastica e stagnola di Zhou Jingyu rimandano a un mini-mondo domestico, vicino a quello costruito in cartapesta da Giorgia Baroncelli. Indagano il mondo dei sensi (sentire, parlare, vedere) le opere di Arianna Zama, mentre lo sguardo di Isabella Oppi, attraverso la sua finestra, invita a vedere ciò che gli altri non vedono, scoprendo se stessi insieme al mondo.
Il video fa entrare agli inizi nel vivo della creazione, esplorando il “prima”, attraverso il disordine creativo dei tavoli di lavoro con gli strumenti usati, i materiali, gli appunti e i computer. Dissemina anche le suggestive parole poetiche e i significati intimi che hanno attraversato i progetti individuali, orchestrando una poesia visiva collettiva. Quanto stimolante sia stata la sfida lo si vede dalla ricchezza dei risultati, così come dal processo.
Link alla mostra: Face to Face