Camilla Dell’Agnola e Valentina Turrini | O Thiasos TeatroNatura hanno pubblicato un CD che raccoglie alcuni canti di tradizione provenienti da diverse parti del mondo, ri-creandoli in profonda e sottile relazione d’ascolto reciproco con alcuni luoghi sperduti della Val Soana, in Piemonte. Brevi note sparse. E una poesia.
Piccola premessa.
Da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus non abbiamo più scritto una sola parola: lontana da noi l’attitudine, e forse la capacità, di proporre letture d’ampio respiro su una situazione tanto composita e complessa quale quella dello spettacolo dal vivo in epoca di pandemia.
Tutte le priorità saltano, le consuetudini vengono messe in discussioni, le scale di valori ribaltate.
Siamo stati in silenzio: a leggere, guardare, ascoltare.
Spezziamo ora questa clausura per dar notizia di un progetto minuscolo e smisurato, «folle e lungimirante» come le due protagoniste -Camilla Dell’Agnola e Valentina Turrini di O Thiasos TeatroNatura, ensemble di base a Roma guidato con pervicace visionarietà da Sista Bramini- lo definiscono.
Titolo del CD (e dell’esperienza che le due artiste propongono): NEL VIVO. serenate, lamenti e altri canti dell’anima.
Salento, Galizia, Tuva, Appennino emiliano, Mordovia, Georgia, tradizione sufi, Ucraina Corsica: queste le provenienze dei canti.
Al primo ascolto vien da pensare: è un bel modo di viaggiare, soprattutto in epoca di lockdown.
A un ascolto successivo qualcosa d’altro si inizia a scorgere.
Due voci femminili. Una viola. Una dulsetta. Un tamburo. E poi cascate. Ruscelli. Campanacci di mucche. Muri di chiesette abbandonate. Stalle dismesse. Falò nella notte. Valli. Boschi di abeti. Cani lontani. Poiane. Vento.
Una pratica sottile e profonda di ascolto dei luoghi e degli elementi tesa a cercare un accordo (ancora: sottile e profondo) tra le voci, le storie e immagini che esse ri-creano attraverso il canto e i luoghi che esse abitano, compartecipi di un accadimento che si costituisce in e di pienezza e fugacità.
Vien da pensare a Gilles Deleuze, al suo saggio I mediatori del 1985: parla di sport, il celebre filosofo, distinguendo quelli in cui ciò che importa risiede principalmente nell’atleta (es: il lancio del peso) da quelli in cui lo sportivo è chiamato ad accordarsi a una forza altra e più grande (es: il deltaplano).
Una concreta, esattissima pratica dell’attenzione.
Per vincere una gara.
Per far meglio risuonare, vivere, un canto.
Le due cant-autrici sono bravissime, ça va sans dire.
Ma anche qualcosa in più: sono attentissime. Mettono la loro sapienza al servizio di un ascolto più largo, umanissimo e sacrale: «Dio, perso nella creazione» ricorda Sista Bramini in un breve testo pubblicato nelle ultime pagine del libretto «attraverso il canto umano ricorda se stesso».
Dire grazie, almeno.
*
Poco, mi serve.
Una crosta di pane,
un ditale di latte,
e questo cielo
e queste nuvole.
Velimir Chlebnikov, pseudonimo di Viktor Vladimirovič Chlebnikov (1885-1922). Poeta russo, uno dei principali futuristi del suo paese.
MICHELE PASCARELLA
PS dopo incontri in tempi e luoghi diversi, avvenuti nel corso di quasi trent’anni, ci siamo imbattuti in questo nuovo esito della ricerca di O Thiasos TeatroNatura nell’estate 2019 a Ca’ Colmello, sulle colline bolognesi, nell’ambito della programmazione delicata e preziosissima curata da Chiara Tabaroni | Baba Jaga. A lei, ancora e ancora, la nostra gratitudine.
info: http://www.thiasos.it/wp/nel-vivo/, https://www.babajaga.it/