In questi giorni, smontare e rimontare la libreria, spostare libri da una parte all’altra cercando di ristabilire un ordine che nel caos del quotidiano era andato perduto è diventata un’attività proficua e tutto sommato rilassante con la quale riempire il tempo libero. E in questo disordine si incontrano piacevoli sorprese: le vecchie letture di quando eri bambina, quel libro che non ricordavi di avere, quel volume che più volte ti sei proposta di leggere ma non l’hai fatto (e ti si presenta ora una buona occasione per farlo). Tra questi, nell’ultimo mese, mi è capitata tra le mani la copia autografata di Da dove la vita è perfetta di Silvia Avallone, firmata 27 maggio 2017 quando l’autrice era venuta a Ravenna per presentarlo a ScrittuRa Festival. Una grande iniziativa che quest’anno è slittata a data da destinarsi, per ragioni ormai note a tutti. “Ad Angela e Alessandra, che vivono nel cuore del futuro. Non abbiate paura di strapparvelo con le unghie e con i denti. Con affetto, Silvia”.
È per un moto di emozione per questo futuro che già ieri era incerto ed oggi ci appare indefinito, complesso, smarrito per alcuni, che ho deciso oggi di consigliarvi nuovamente di leggere (come già avevo fatto al tempo della sua uscita sul nostro numero cartaceo) la storia di Adele, Manuel, Zeno, Dora e Fabio: ragazzi e ragazze, uomini e donne che hanno sognato e hanno perso e si sono trovati a compiere delle scelte troppo grandi o ad accettare delle verità troppo dolorose.
C’è un quartiere di periferia dove i colori sembrano non esistere più e le speranze lasciate da tempo: qui vive Adele, che nella vita pensa di non poter amare nessuno quanto Manuel. Lui abita a pochi passi da lei: si comporta come un duro, ma in realtà è un ragazzo rassegnato a una vita mediocre. Tra di loro, Zeno, quello che nessuno considera perché ha osato andare a studiare in città. Con Manuel da piccoli erano migliori amici: immersi nei libri, sognavano un futuro in grande, fuori da quel sobborgo. Una semplice tacca rossa su un test di gravidanza cambierà per sempre le loro vite. La stessa tacca che invece continua a non comparire e a frustrare le esistenze di Dora e Fabio. Che cosa significa essere madri? E fino a che punto bisogna spingersi per riuscire a diventarlo? Tre chili e quattrocentro grammi possono cambiare in meglio le nostre vite? Oppure siamo irreparabilmente segnati dal nostro passato e dal contesto nel quale siamo nati? In Da dove la vita è perfetta Silvia Avallone risponde con un inno ai sognatori, incitando i giovani a strapparsi con energia il futuro che gli spetta e lo fa in modo talmente grezzo da spiazzare per la sua verosimiglianza con la realtà.