Il museo temporaneo navile | mtn di Bologna confermando il suo stretto legame con la comunità, ha deciso di non interrompere la sua attività espositiva, tenendo comunque presente i problemi in corso, inaugurando un nuovo format di mostre che avranno come sede le vetrate monumentali del museo. Questo favorirà la fruizione delle mostre dall’esterno in assoluta sicurezza e distanziamento sanitario. Si potrebbe quasi dire che in questo modo saranno le opere ad andare verso il pubblico e non più viceversa. Le due sale che solitamente ospitavano le opere saranno vuote, impraticabili, in attesa. Questo vuoto tuttavia non sarà uno spazio inerte ma potenzierà, come un grande serbatoio di ossigeno, le opere esposte sulle vetrate che saranno concepite come un territorio inedito: uno spazio della prossimità.
Il primo artista che mtn ha invitato per sviluppare questo nuovo format è Sabrina Muzi, la cui ricerca è focalizzata proprio sulla capacità di trasformare in modo inaspettato i luoghi, instaurando un rapporto simbiotico tra opera e spazio che la ospita. Inoltre i temi che stanno alla radice della sua ricerca sono incentrati su una visione non convenzionale dell’essere umano e del suo rapporto con la società. L’opera dell’artista discostandosi da una concezione monolitica e mainstreem della storia ne intuisce diversamente le molteplici sfaccettature, le possibilità interpretative. Le sue opere parlano di una storia minima fatta di sfumature, di racconti negletti e per certi versi invisibili. In quest’ottica va inquadrato l’interesse dell’artista a lavorare in zone remote del mondo dove, vivendo a stretto contatto con comunità in villaggi urbani all’interno di megalopoli o in luoghi rurali, raccoglie come un’antropologa i segni, le voci e le storie di questi, ricostruendoli successivamente in grandi disegni, performance, sculture con tessuti o materiale organico e film.
Il progetto di mostra concepisce le sezioni modulari delle vetrate del museo come luoghi
spazio-temporali per una narrazione che si definisce man mano che la si percorre nel senso
di marcia voluto. Disegni di forme vegetali si stendono su grandi fogli di carta ibridandosi con riflessi, luci e paesaggi reali. A questi si alternano sagome e profili, dipinti direttamente sul vetro, che richiamano immaginari simbolici, viaggi già percorsi, segni annidati nello spazio remoto dell’archetipo, che così riscoperto sembra formulare una capitale domanda: in fondo cosa significa essere umani?
Considerare l’opera di Sabrina Muzi in questo delicato periodo storico vuole dire soprattutto credere alla multiformità dell’essere umano, alla ricchezza delle sue espressioni vitali e linguistiche, alla dignità della propria vicenda. Quello che sorprende in questa concezione dell’arte è l’intuizione che oggi ci sia bisogno di una cultura condivisa, nata nell’orizzontalità, nel desiderio di unire quanto appare drammaticamente diviso. Un’arte umana fatta per gli esseri umani.“In questi giorni di stasi forzata – spiega Sabrina Muzi – ho pensato a quanto non siamo così diversi da un leone affamato in cerca della sua preda, da una pianticella che cerca di sopravvivere sbucando dal duro cemento che l’ha sepolta, da un uccello che si ripara nel suo nido e, infine, anche da organismi submicroscopici che mutando sfidano la morte a scapito di vite altrui. In periodi in cui la fine del nostro corpo fisico sembra essere il fantasma quotidiano, durante guerre, carestie, terremoti o epidemie, come in questo momento che sta coinvolgendo il mondo intero, la tentazione sempre più presente è quella di parlare di vita. Di pensarla come a un ciclo continuo e inarrestabile dove il ‘morire’, inteso nel significato più ampio della fine di un percorso, non è altro che un rinascere”.
Dal 05 giugno 2020 al 29 agosto 2020
museo temporaneo navile | mtn, Bologna, Via John Cage 11/A-13/A Info: museotemporaneonavile.org