Everyday Design: la tastiera QWERTY, l’oggetto più “toccato” del mondo

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Probabilmente da parecchi decenni è diventata, insieme all’inseparabile mouse, l’oggetto più toccato del mondo. 

È la tastiera dei computer: una scocca di PVC con 102 tasti perfettamente incastonati (in realtà il numero è variabile, dipendente in particolare dalla nazionalità), divisi in alfabeticinumericidi spostamento, tasti funzione.

Il nome della tastiera, QWERTY, nasce dai primi sei tasti alfanumerici, disposti nella seconda riga. Questo layout fu pensato attorno al 1870 da Christopher Latham Sholes, uno stampatore ed editore nativo del Wisconsin, di fatto uno dei padri delle macchine da scrivere meccaniche. Nel 1867, Sholes aveva brevettato un primo sistema di scrittura a macchina, una tastiera simile a quella di un pianoforte, con due file di caratteri in ordine alfabetico. Ma la sequenza alfabetica creava un grosso problema meccanico: i martelletti si incrociavano e portavano il meccanismo ad incepparsi troppo facilmente.

In effetti il sistema era complesso: leve, molle, martelletti, rulli, nastri per inchiostro, il tutto in pochissimo spazio. Sholes lavorò per diversi anni, esplorando molte possibilità, ed infine divise le sequenze di lettere più frequenti nella lingua inglese – come TH ed ST – per evitare continui inceppamenti dei bracci meccanici, e così nacque la tastiera QWERTY. Quindi, quella che sarebbe diventata l’interfaccia uomo-macchina per eccellenza, apparve sul mercato nel 1873, quando l’inventore la vendette alla E. Remington and Sons, fabbrica di fucili che produceva anche macchine da scrivere.

Naturalmente da allora furono apportate numerose modifiche, come lo shift-key, il tasto di sollevamento, che permetteva le modalità maiuscolo/minuscolo, o altri tasti funzionali alle telecomunicazioni.

E un secolo dopo, negli anni ’80 del Novecento, lo stesso layout fu adottato (e adattato) dai grandi produttori di personal computer, fino ad entrare in modo capillare negli uffici, nelle case, e nelle vite di tutti noi.

Ora, dato che la sequenza di lettere originaria fu dettata più da problemi meccanici che non da funzionalità e velocità nella scrittura, la domanda è: come mai uno schema sostanzialmente inefficiente è tuttora in uso?

Non è che non ci siano stati studi e proposte di modifica, in effetti, ma la risposta alla domanda è una costante nell’evoluzione del design: ogni innovazione tecnologica si porta dietro, come un’inerzia, la memoria del passato. Milioni e milioni di utenti non sarebbero mai stati disposti a cambiare radicalmente un’abitudine acquisita, mentre l’adozione di un layout già noto avrebbe ridotto la loro diffidenza verso i nuovi sistemi digitali e reso le nuove macchine più friendly…

A proposito, non trascuratene la pulizia: secondo una recente ricerca, nelle tastiere più sudicie si annidano cinque volte più batteri che sulle tavolette dei WC…

Roberto Ossani – Docente di Design della Comunicazione – ISIA Faenza