Lontano lontano, di Gianni Di Gregorio

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L’articolo è tratto dal nostro repertorio di numeri cartacei

Dopo una lunga carriera dietro le quinte del cinema italiano (soprattutto come assistente alla regia e sceneggiatore, collaborando anche con Matteo Garrone, dal quale è anche venuta l’idea per questo film), nel 2008, oramai sulla soglia dei sessant’anni, Di Gregorio ha esordito come regista ed attore, con Pranzo di ferragosto, ottenendo un grande successo di pubblico (ricordiamo ancora gli applausi fragorosi alla prima proiezione, a Venezia, in una sala Perla gremita; qui vinse anche il premio per la migliore opera prima, di solito assegnata ad autori ben più giovani). I buoni risultati gli hanno consentito di realizzare altri film. Questo è il quarto della serie. Sono tutti piuttosto simili. Vi è un chiaro richiamo alla gloriosa tradizione della commedia all’italiana: si vuole intrattenere e far ridere, ma senza rinunciare all’accuratezza della scrittura e della descrizione dei personaggi e al tentativo di dire qualcosa sull’Italia di oggi. Con leggiadria e grazia, ben alla larga dalla piattezza della comicità televisiva. Sono film volutamente piccoli, al limite dell’inconsistenza: pochi i personaggi sulla scena ed esile l’intreccio narrativo. Sullo sfondo i quartieri popolari di Roma, gli interni delle case, i piccoli bar dove ritrovarsi (per bere un bicchiere di vino o giocare a carte), i mercati, le villette con giardino delle periferie. Al centro del racconto vi sono tre settantenni, solitari e un po’ in disarmo. Il Professore (lo stesso Di Gregorio), insegnante di latino e greco in pensione, il suo amico Giorgio (Giorgio Colangeli), che si è ridotto a vivere con la pensione minima, dopo una vita da perdigiorno, sperando di sfangarla coi gratta e vinci. Infine, Attilio (Ennio Fantastichini, alla sua ultima interpretazione), un rigattiere sanguigno, anch’egli senza una lira. Ad un certo punto ecco comparire nei loro discorsi l’idea per dare una svolta alle loro misere esistenze. E se andassero a vivere all’estero, in un paese con un costo della vita più basso, nel quale anche una pensione modesta può consentire un relativo benessere? Non è questa la scelta che molti italiani di una certa età stanno facendo? (anche i più giovani, ma per altre ragioni). Ne parlano tra di loro continuamente. L’idea diventa un progetto. Un cliente di Attilio (un cameo divertentissimo di Roberto Herlitzka), dopo accurate indagini, individua anche, tra le tante possibili, la meta ideale, dopo aver soppesato gli aspetti positivi e quelli negati, ivi incluso i rischi di una catastrofe naturale: le isole Azzorre. Il progetto si traduce in piani di azione, diretti in primo luogo a recuperare, ognuno a modo suo (vien da ridere solo a ricordare le scene), il necessario capitale iniziale. Dove si andrà a parare lo lasciamo alla scoperta dello spettatore (che capirà ben prima della fine del film). Diciamo solo che il finale ci ha riscaldato il cuore. I tre amici si accorgono che accanto a loro c’è chi sta peggio, e ci sorprendono con la loro scelta. Conclusione certamente un po’ buonista e didascalica, ma di questi tempi ne facciamo tesoro. Presentato in anteprima al Torino Film Festival.

di Dario Zanuso e Aldo Zoppo