Ulisse è uno dei personaggi più raccontati della storia e il suo viaggio, in particolare, si configura come un vero e proprio percorso di riscoperta di se stessi. Questo atto di riscoperta e di narrazione investe anche l’arte che attraverso le vicende dell’Odissea da decenni riflette sulla propria forma artistica.
Ecco perché Ulisse diventa il protagonista di un’intera mostra, “Ulisse. L’arte e il mito” allestita presso i Musei di San Domenico di Forlì a partire dal 15 marzo e fino al 31 ottobre.
Le oltre 200 opere esposte rappresentano l’Ulisse eroe dell’esperienza, della sopportazione, dell’intelligenza, della parola, della conoscenza, della sopravvivenza e dell’inganno. E lo fanno attraverso diverse forme artistiche: dalla pittura alla scultura, dalle miniature ai mosaici, dalle ceramiche agli arazzi e alle opere grafiche in una sorta di un vero e proprio viaggio nell’arte.
I visitatori potranno allora notare come l’età arcaica abbia privilegiato gli episodi di Polifemo, di Circe, di Scilla e delle Sirene, mentre l’età classica ha aggiunto gli incontri con Tiresia, Atena, Nausicaa e Telemaco, nonché il dolore e l’inganno della tela di Penelope, il riconoscimento della nutrice Euriclea e la strage dei Proci. L’incontro domestico e commovente con il cane Argo, l’abbraccio e il riconoscimento tra Ulisse e Penelope giungono con l‘ellennismo ed infine l’arte romana raffigura l’abbraccio tra Ulisse e il padre Laerte.
Poi arriva Dante: un Ulisse completamente diverso, affamato di conoscenza, che esercita una vera influenza non solo su codici e miniature, capitelli e disegni, ma anche su artisti come Botticelli, Signorelli e Federico Zuccari. Le narrazioni omeriche sopravvivono poi nei cassoni fiorentini dipinti del Quattrocento, con pittori come lo Scheggia e Apollonio di Giovanni, e fioriscono infine nei disegni e nelle opere di Filippino Lippi o del Parmigianino.
Nel Cinquecento, Ulisse torna nelle regge e nei palazzi grazie ad artisti quali Nicolò dell’Abate, Primaticcio fino alle tele di Beccafumi, Dossi, Spranger che lo rappresentano come un uomo virtuoso che affronta e vince le prove, personali e pubbliche. Il Seicento di Rubens, Lorrain, Jordaens, Cornelis, tra natura e teatro ne raffigura e diffonde il mito fin nelle manifatture.
Il Settecento può essere definito il secolo omerico, grazie al classicismo di Canova, Mengs e Füssli. Con il romanticismo e il XIX secolo invece, Ulisse si trasforma nell’immagine del viaggiatore e del viandante, simile al destino dell’uomo moderno sopraffatto dalla realtà quotidiana.
Ulisse come uomo moderno che torna nel secolo successivo: inquietudine e alienazione diventano le sue caratteristiche principali. Ecco dunque che emergono ritratti isolati e parziali dell’eroe:a da Böcklin a De Chirico, da Savinio a Cagli, da Meštrović a Martini. Un Ulisse che non ritrova casa e la cui possibilità di ritorno è persa per sempre.
Attraverso questo viaggio nell’arte, la mostra consente allo spettatore di cogliere i tratti più caratteristici di singoli segmenti della tradizione figurativa, nonché il rispecchiamento della propria ricerca esistenziale tra poesia e storia.
Info: mostraulisse.it