Sui muri di Forlì tanti racconti dell’Umano

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Ultima settimana per sostenere e e rendere possibile il progetto “Racconti dell’Umano sui muri di Forlì” un’azione di arte partecipata di Marcello di Camillo e Casa del Cuculo che consiste nella realizzazione di 30 murales nel complesso dell’ex-fabbrica Battistini in centro a Forlì tra via Paradiso e via Palazzola.

Marcello Di Camillo è un pittore che interagisce con diverse forme espressive come la musica, il teatro, le installazioni, le performance. I suoi ultimi interessi si concentrano sulle azioni di arte pubblica partecipata intese come strumento creativo potente per attivare processi di rigenerazione urbana.

Come è nata l’idea di questo progetto?

“Un paio di anni fa sono stato contattato da un gruppo di abitanti dell’ex-fabbrica Battistini che per riqualificare l’edificio erano alla ricerca di un artista a cui commissionare la realizzazione di murales per creare una vera e propria atmosfera. L’idea è stata da subito molto allettante. Non capita spesso di potersi dedicare a un progetto di questo tipo. Avevano contattato altri artisti e poi hanno preferito la mia proposta che vedeva già l’idea di realizzare un intervento di arte pubblica partecipata e di pensare di finanziarne una parte con una campagna di crowdfunding. Ho subito pensato ad un’azione di coinvolgimento ma non sapevo ancora quale potesse essere. In passato sono stato coinvolto in progetti artistici partecipati e so benissimo come il risultato finale dipenda dalla capacità di gestire i ruoli. Per semplificare, in questi tipi di progetti, succede spesso chieda uno scambio con la cittadinanza si decide di disegnare un cane, poi quando lo si va a disegnare tutti vogliono dire come va disegnato, chi lo vuole più piccolo, più grande, nero e non bianco eccetera, e non è facile mantenere il polso fermo nel valorizzare il contributo delle persone e far valere invece le proprie competenze. D’altro canto non mi piace molto quando l’arte pubblica raccoglie materiali partecipati come interviste o altro e poi l’artista magari realizza una parete interamente rossa in base a una propria interpretazione e tutto il dietro, il materiale raccolto e l’elaborazione dell’artista rimangono completamente “seppelliti” dietro questa parete rossa che racconta a quel punto solo se stessa. Volevo trovare una forma che aiutasse a risolvere questi aspetti, per questo sono arrivato all’idea di dipingere in pubblico l’esterno di un armadio presentando così il mio modo di dipingere, le mie competenze e sensibilità, e chiedere invece alle persone di mettere dentro all’armadio cosa avrebbero voluto raccontassi con le mie pitture quando sarei andato a dipingere sui muri. Tutti gli spunti raccolti avrebbero poi trovato visibilità nei murales in una specie di libreria o archivio dipinto dove ognuno poteva ritrovare il proprio contributo”.

Ma sei solo a portar avanti questo progetto o ti fai aiutare?

“Sì, sono solo a parte la condivisione costante che comunque ho con i miei soci della Casa del Cuculo”.

Ma cosa è la “Casa del Cuculo”?

“Casa del Cuculo è una piccola cooperativa di artigianato culturale che confeziona modelli unici di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale delle comunità. E’ anche il nome di una casa che si trova sulle colline romagnole, tra Forlì e Cesena. La casa è abitata da tre famiglie, sei bambini, sei adulti,orti, foreste commestibili, progetti, idee, sogni…Il nostro lavoro è stimolare innovazione culturale e sociale e rigenerazione urbana attraverso l’arte e facilitare lo sviluppo di comunità, la ricerca qualitativa, la progettazione grafica e la facilitazione visuale”.

In cosa consiste questo crowdfunding?

“Per noi significa cercare tanti contributi piccoli o medio piccoli, piuttosto che veri e propri sponsor. Il senso è quello di ottenere una larga condivisione del progetto, realizzarlo attraverso una comunità che si regala un’azione artistica piuttosto che tramite la sponsorizzazione di un ‘Lorenzo de Medici’ che vuole farsi bello davanti alla propria comunità. A sottolineare questo aspetto abbiamo previsto di inserire tra i murales il dipinto di un bambino di dimensioni più grandi del naturale che scrive sul muro tutti i nomi delle persone che hanno reso possibile l’intervento. Quindi il nostro crowdfunding – che si chiuderà il 28 gennaio – è un finanziamento collettivo. Per noi è anche un’occasione per lavorare sulla percezione che si ha dell’arte come lavoro e come azione importante nella costruzione della nostra società”.

Come ha reagito il pubblico?

“Attualmente hanno partecipato quasi 150 persone e abbiamo raccolto quasi l’intera cifra (6000 euro) che ci serve per partire, la gente fa presto a capire cos’è mentre magari non gli è scontato parteciparvi online, abbiamo raccolto tante partecipazioni anche offline sia perché non tutti sono bravi con le tecnologie, sia perché è più facile spiegarsi e capire dal vivo guardandosi negli occhi o vedendo qualcosa di fisico accadere e forse anche perché avviene subito”.

E nell’armadio cosa avete trovato?

“Abbiamo raccolto un ottantina di contributi, che vanno dalla parola singola scritta su un fogliettino (alberi) all’intero libro sulla storia della Fabbrica Battistini, oggetti come un burro di karitè residuo sentimentale di un viaggio in Africa o due cartine delle caramelle arrotolate per fare mosaici da una persona che si è appassionata a questa pratica e ci ha portato le preziosissime cartine azzurre raccolte da terra che lui trova solo in quella zona di Forlì perché solo lì si trova un mangiatore di caramelle a cui piace il gusto anice e liquirizia, un messaggio di istigazione alla leggerezza, ricordi, storie di operaie e partigiane, racconti di fabbrica, storie di primi acquisti di scarpe, un abbraccio alle donne e al loro sguardo, eccetera… Non sarà facile lavorare su tutto questo materiale, m aè tutto molto ricco e stimolante”.

Quando comincerai a dipingere questi trenta murales?

“Per prima cosa partendo da tutti gli spunti raccolti lavorerò ad un progetto complessivo in modo da creare un intervento che abbia una visione di insieme riconoscibile che sarà facilitata anche dal fatto che a fare tutti i murales sarò sempre io e quindi saranno tutti realizzati dalla stessa mano, scritti nella stessa lingua e già questo gli darà un primo filo conduttore. E probabilmente tra febbraio e marzo e si proseguirà per, penso, due mesi interi, trattandosi di circa 140 metri quadri divisi in circa una trentina di interventi pittorici”.

Chiunque voglia ancora dare il proprio contributo può farlo su https://www.ideaginger.it/progetti/racconti-dell-umano-sui-muri-di-forli.html 

Birgül Göker Perdisa