Il Museo Carlo Zauli presenta gli esiti delle residenze estive 2019, che hanno visto protagoniste tre artiste, in altrettanti progetti speciali: Giulia Bonora, Chiara Camoni, Arianna Carossa. Con poetiche e percorsi differenti, le artiste si sono confrontate, come sempre negli inviti in residenza, con il lavoro e gli spazi di Carlo Zauli.
La prima è stata Chiara Camoni, invitata a misurarsi con la dimensione del workshop, all’interno di un progetto di formazione che il museo porta avanti con AiCC, Associazione Italiana Città della Ceramica, in una visione della ceramica che tiene insieme il fare con il pensare, superando le divisioni fra arte, artigianato e design. Il workshop si è concretizzato in 3 giorni in cui produrre, leggere e discutere insieme, intorno alla realizzazione di una grande opera collettiva: Kabira, un cavallo in creta nera, la stessa che utilizzava Zauli. E partendo dall’apertura del deposito delle terre, si sono alternati momenti di modellazione in studio al disegno dal vero dei cavalli al maneggio, esperimenti con crini e letture di libri che hanno costituito le coordinate all’interno delle quali si è sviluppata l’azione delle mani di tutti i partecipanti. Dopo essiccazione e cottura, i pezzi sono stati assemblati nuovamente in maniera condivisa e aperta a tutti, e il cavallo, una struttura portante in legno coperta da lunghe collane di pezzetti in terra, è già esposto al museo, fino alla data dell’opening, per poi partire per una mostra in Galles, ed essere sostituito dal video documentario sulla realizzazione.
La successiva ospite in residenza è stata Giulia Bonora, artista bolognese vincitrice della residenza all’interno del premio internazionale Open To Art, organizzato dalla galleria milanese Officine Saffi, selezionata fra gli oltre 400 candidati. Giulia Bonora ha lavorato ad una serie di progetti legati alla funzione del contenitore, e in particolare all’idea della raccolta dell’acqua. Anfore, onde, flussi sono le forme realizzate con l’antichissima tecnica del lucignolo, che l’artista utilizza in chiave contemporanea in tutti i propri lavori. Le sculture si caratterizzano quindi per una irregolarità dei volumi che fornisce loro un forte richiamo antropologo e naturalistico. Oltre al lucignolo, i lavori di Bonora si contraddistinguono anche per un preciso codice cromatico, con il costante utilizzo di smalti della gamma dei blu, quale simbolo di profondità e conoscenza. La residenza è stato l’occasione per l’artista per approfondire e sperimentare ulteriormente le infinite sfumature degli smalti ceramici.
Infine è stato il turno di Arianna Carossa, artista genovese che vive e lavora a New York. Dopo anni di approccio tradizionale alla ceramica, Carossa ha intrapreso un percorso incentrato sulla relazione: la sua sfida attuale è infatti individuare legami tra sostanze, concetti e materiali molto distanti tra loro, con l’obiettivo finale di integrare cultura e natura. Anche a Faenza quindi ha unito in inediti assemblaggi resti organici di animali, a materiali della tradizione scultorea. Favi, corna e conchiglie sono entrati nelle sculture modellate dalla terra nera del Belgio che lo stesso Carlo Zauli utilizzava per le sue steli monumentali. Nella serata di open studio, oltre a conversare con Luca Bochicchio, l’artista ha sonorizzato la sala dei forni con un lavoro del 2017, Errante il desiderio si chiama furore. L’ambiente, anticamente stalla per cavalli, ha raccontato così la propria storia attraverso dei nitriti incisi in loop su vinile.
Dal 18 ottobre al 18 dicembre 2019
Opening: giovedì 17 ottobre ore 21
Faenza, Museo Carlo Zauli, Via della Croce, 6. Info & Orari: museozauli.it