Solido artigianato teatrale: due (nuovi) esempi virtuosi, tra Firenze e Bologna

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Naviganti (prove)

 

Periodo fortunato: a distanza di pochissimi giorni abbiamo incontrato due esiti inediti di percorsi rigorosi e visionari. Si tratta di Dino Campana. Un poeta camminante di Franco Acquaviva, ospite del Festival di Chille de la Balanza e Naviganti, creazione corale di un manipolo di straordinari ex attori “di” Leo de Berardinis allestita nel sontuoso parco di una villa cinquecentesca. Alcune note. E molta gratitudine.

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«Tutti infine hanno avuto grandi applausi. Pubblico attentissimo. Com’è confortante accorgersi che non si chiede al teatro ciò che la vita di tutti i giorni ci dà in abbondanza, sopraffazione del gusto, stupidaggine e pornografia»: perfetto, ciò che Ennio Flaiano scriveva nel dicembre ’63 nell’indimenticata rubrica di critica teatrale su L’Europeo, per introdurre qualche breve nota su due consolanti spettacoli intercettati al debutto, nei giorni scorsi, tra Firenze e Bologna.

Due luminosi esempi che testimoniano che l’arte (e dunque l’artigianato, stando alla prossimità fra queste parole-mondo istituita ormai venticinque secoli or sono) del teatro è ancora viva e scalciante, checché ne dicano soloni di ogni risma, nonostante le picconate ministeriali e le spinte familistiche del sempre più asfittico con-dominio del panorama contemporaneo.

«C’è modo e modo di friggere l’aria» ebbe a dirci, sconsolato, un simpatico teatrante ravennate anni fa, all’uscita dall’ennesima inconsistente -ancorché concettualmente pretenziosissima- proposizione performativa in calendario in un qualche Festival romagnolo.

Nei due spettacoli di cui vogliamo accennare in queste poche righe ce n’è ben poca, di aria fritta.

Ci sono, innanzitutto, il solido, onesto, rigoroso e gioioso mestiere dell’attore: iniziato con il Teatro Ridotto e proseguito con un ultraventennale percorso costellato di ostacoli e visioni nei pressi del Lago d’Orta per Franco Acquaviva, segnato dall’incontro con Leo de Berardinis e Thierry Salmon per Maurizio Cardillo, Fabrizio Croci, Oscar De Summa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Marco Manchisi, Gino Paccagnella e Bruno Stori.

Franco Acquaviva, accompagnato dal figlio Stefano in funzione di servo di scena e catalizzatore di dinamiche attorali che trovano un solido trampolino di lancio nell’accorta frequentazione delle parole (Acquaviva è anche poeta, oltre che studioso e critico di teatro), dà corpo e voce alla vicenda biografica e artistica di Dino Campana, mantenendosi in non facile equilibrio tra una mai banale attitudine narrativa, finanche divulgativa (è uno spettacolo che andrebbe mostrato in tutti i Licei, se non fosse che il poeta di Marradi quasi mai rientra, nei programmi didattici) e un programmatico, fascinoso protendersi verso territori non del tutto definibili, oscuri: letteralmente folli.

 

Dino Campana. Un poeta camminante

 

La pazzia di Campana è suggerita, in parte (rap)presentata (memorabili alcune precisissime partiture di movimento, del volto o dell’intero corpo, esito di decenni di training di marca terzoteatrista), a tratti simbolicamente associata a immagini e immaginari psicoanalitici: a mo’ di sineddoche basti ricordare una nitida sequenza eseguita con uno specchio, a suggerire sdoppiamenti e frammentazioni del sé.

Lo spettacolo del Teatro delle Selve, questo il nome del piccolo gruppo guidato con pervicacia da Franco Acquaviva e Anna Olivero, è stato presentato in prima nazionale a Firenze nell’ambito del Festival Storie Differenti curato da Chille de la Balanza a San Salvi, ex città-manicomio nella quale il gruppo fondato da Claudio Ascoli a Napoli nel ’73 -e ancora da lui diretto, insieme a Sissi Abbondanza, con energico entusiasmo- risiede da oltre vent’anni (nello stesso contesto festivaliero è stato presentato in prima nazionale un folgorante Dialoghi di profughi, da Brecht, ad opera dei padroni di casa, del quale daremo conto in altra sede).

Imperscrutabili, luminose consonanze hanno fatto debuttare uno spettacolo su un poeta folle in un ex manicomio, a centinaia di chilometri da dove il lavoro è stato originariamente concepito e allestito.

 

Naviganti (prove)

 

Imperscrutabili, luminose consonanze hanno puntellato anche Naviganti, creazione collettiva voluta e interpretata da otto storici artisti della scena italiana che da cinque anni, su stimolo e coordinamento di Angela Malfitano e Francesca Mazza -fondatrici dell’Associazione culturale Tra un atto e l’altro- a fine estate si incontrano per un manipolo di intense giornate e allestiscono uno spettacolo presentato per pochi giorni e poi archiviato: condizioni produttive fuori da qualsivoglia logica di mercato, piccola donchisciottesca impresa che trova la propria ragion d’essere, vien fatto di azzardare, proprio nella eccezionalità di una interrogazione alla pratica dell’attore massimamente fugace.

Naviganti ha, attorno al tema evocato dal titolo, uno sviluppo affatto rizomatico, anti-narrativo anche quando i frammenti letterari che lo compongono si costituiscono di lacerti di storie.

Occorre lasciarsi trasportare dall’arte, termine che, vale forse ricordarlo, nella radice ariana ha il senso principale di andare, mettersi in moto, muoversi verso qualcosa, di otto (etimologicamente) commoventi Figure che attorno a un manipolo di spettatori seduti su piccoli sgabelli posti al centro dello spazio scenico, su un corridoio di praticabili creano mondi.

Non si può dire che questi comici, spaventati personaggi siano presi dalla vita: «sono inventati dalla vita, che è molto di più» si potrebbe sintetizzare stando ancora un attimo con il caro Flaiano «sono il risultato di una continua e ironica attenzione alle possibilità della vita».

A proposito di ironia (dunque, socraticamente, di distanza): nel finale, a chiudere e mutar di colore  la lirica uscita di scena delle Figure -sorta di dolente centrifuga umana al ralentì– piomba al centro della scena un saltellante Pulcinella (Marco Manchisi, in stato di grazia), a ricordarci che questo è (solo?) teatro.

Grande teatro.

 

MICHELE PASCARELLA

 

“Dino Campana. Un poeta camminante” e “Naviganti” – visti rispettivamente il 2 e il 5 settembre a Firenze e a Castel Maggiore (BO) – info: chille.it, teatrodelleselve.it, traunattoelaltro.wordpress.com