Per anni ha lavorato la ceramica in modo tradizionale, poi un giorno è nata un’idea: quella di utilizzarla in termini scultorei mettendola in relazione con altre sostanze, concetti e materiali quali i resti organici di animale. È questo il percorso artistico di Arianna Carossa, artista genovese trapiantata a New York che per un periodo si è trasferita a Faenza per lavorare dentro i laboratori di Carlo Zauli.
La residenza dell’artista ha come obiettivo quello di realizzare una nuova serie di opere utilizzando sia la terra nera conservata nei depositi dal periodo in cui Carlo Zauli la utilizzava sia favi, corna, conchiglie fornite da Tiziano Rondinini, partner del progetto insieme al Comune di Faenza e all’Associazione Italiana Città della Ceramica.
Le opere realizzate rifletteranno sullo stretto e complicato rapporto tra cultura e natura ed il pubblico sarà invitato a goderne appieno le caratteristiche attraverso un’esposizione e in incontro nella serata di mercoledì 30 luglio. In questa occasione si terrà un open studio in compagnia del critico d’arte Luca Bochicchio in conversazione con l’artista e con Matteo Zauli.
La sala dei forni, ex stalla per cavalli, verrà sonorizzata con un lavoro audio del 2017 intitolato “Errante il desiderio si chiama furore“, che racconta la storia di questo spazio attraverso l’incisione su vinile dei nitriti in loop. Le opere ceramiche realizzate verranno esposte accompagnate dal testo critico di Luca Bochicchio ed affiancate dai lavori di Chiara Camoni, Massimo Bartolini e Giulia Bonora, nella mostra di chiusura residenze di ottobre 2019.
Mercoledì 30 luglio, Arianna Carossa, Museo Carlo Zauli Faenza, ore 21 – info: www.museozauli.it