Altro che crisi del settimo anno…per il festival “La bellezza delle parole”, piuttosto, l’edizione numero 7 è stata più felice delle precedenti. Con l’esaurito in tutte le sedi, compreso il Teatro Bonci per l’appuntamento conclusivo, Cesena ha ospitato anche quest’anno il percorso tra poesia e musica, storie e immagini, cinema e teatro, come la rassegna viene presentata, sotto la direzione artistica di Emiliano Visconti per ‘Rapsodia’. Una riuscita collaborazione pubblico/privato per location e sostegno organizzativo.
Dal 3 al 5 maggio, nella città Malatestiana ce n’è stato per tutti i gusti: dalle riletture dei classici alle emozioni della poesia, dai viaggi all’arte, dalle geometrie psicologiche alla letteratura come medicina spirituale. Con le voci e l’intelligenza di Marcello Fois, Paolo Rumiz, Fabio Stassi, Andrea Vitali, Paolo Maurensig, Patrizia Valduga, Gigliola Alvisi, Simona Baldelli, Laura Pariani, Marco Missiroli, Simona Vinci, Ornella Vorpsi, Andrea Tarabbia. Qualcosa di molto più che una ricca serie di presentazioni librarie: percorsi mentali, appunto, lastricati di parole belle perché tanto profonde quanto comprensibili. Facendo divulgazione, certo, ma soprattutto stimolando la naturale capacità umana -ch’è sempre meno utilizzata- del guardare le cose da un’angolazione diversa.Si è partiti venerdì con un grande evento dedicato a Bob Dylan: nella grande ‘sala 1’ del cinema Eliseo, quasi 200 persone si son lasciate guidare da Massimo Zamboni, con intermezzi musicali dal vivo del duo Acusting Plays Dylan, attraverso la poetica del cantautore premio Nobel. Spettacolo davvero riuscito in cui il musicista emiliano diventa narratore, studioso, colto cantastorie, guida artistica in una produzione che, ci si augura, possa trovare più repliche. Robert Zimmermann merita, infatti, d’essere approfondito al di là del pentagramma.
Con un’altra splendida opportunità di conoscenza, domenica 5 si è poi conclusa “La bellezza delle parole”. L’attore-autore cesenate Roberto Mercadini, alternandosi sulla scena col musicista Dario Giovannini, ha ricostruito minuziosamente la storia di Little boy, prima bomba atomica. In un Teatro Alessandro Bonci delle grandi occasioni -e si trattava dell’unico appuntamento non gratuito!- si sono andate snocciolando le concatenazioni che hanno portato alla più grande strage di tutti i tempi. Le 166.000 vittime di Hiroshima furono causate da un ordigno chiamato, in codice, “ragazzino”; nomignolo agghiacciante per raccontare una storia incredibile ma purtroppo vera, dall’eccellenza della fisica quantistica all’esplosione. Un racconto pieno di estremi che si toccano, calcoli perfetti e casualità assurde, genio e idiozia, menti illuminate e personaggi tanto potenti quanto ignoranti. Sta alla presenza scenica ed all’intelligenza di Mercadini l’abilità di sottolineare o ridimensionare i vari passaggi della storia, offrire prospettive realistiche e ridicolizzare chi se lo merita, comunque nel profondo rispetto di vittime innocenti.
Le incursioni sonore, inoltre, hanno fatto conoscere un musicista capace di usare la chitarra con effetti originalissimi: l’uso sapiente dell’elettronica ha accompagnato davvero bene l’atmosfera particolare creata, seria ma mai tediosa. Applausi commossi ed ammirazione alla fine, sia per lo spettacolo che per la rassegna.
Resta traccia degli incontri sui social: fb “BELLEZZADELLEPAROLE”; instagram “LABELLEZZADELLEPAROLE19” e presto sul canale Youtube dell’Associazione Rapsodia.
Monica Andreucci