Conversazione con Davide Sacco e Agata Tomsic, Direttori Artistici del giovane Festival ravennate.
–
Ascanio Celestini, ErosAntEros, Valter Malosti / G.U.P. Alcaro, Silvia Pasello / Ares Tavolazzi, Guido Viale, Marco De Marinis, Silvia Mei e Marzia Bondoli Nielsen saranno i protagonisti della seconda edizione di POLIS: quale fil rouge unisce persone e proposte culturali e artistiche tanto diverse?
«Sin dalla prima edizione POLIS vuole unire linguaggi e generazioni di artisti differenti, proponendo lavori che hanno come comune denominatore una forte attenzione alla performance dell’attore, come cuore pulsante della relazione tra teatro e società. Gli spettacoli in programma vedono in scena interpreti che instaurano un fortissimo dialogo con la musica dal vivo, portando avanti contenuti per noi importanti. Gli ospiti che saranno con noi domenica, offrono invece la possibilità di sprofondare nei temi chiave di questa edizione. Anche in questo caso sono generazioni differenti di studiosi, militanti e spettatori che vogliamo di far re-agire all’interno dello spazio condiviso di POLIS».
A partire dall’immagine-simbolo del 2019 (una brigantessa armata di fucile, opera di Gianluca Costantini) sembra affiorare, in molte proposizioni del Festival, una netta presa di posizione rispetto alla protesta sociale, alla resistenza culturale, finanche alla rivoluzione. Quale idea di politica è sottesa al vostro progetto?
«Il Festival è il tentativo, utopico probabilmente, di ricostruire attraverso il teatro una polis ideale. Una forma di resistenza, che si arma di cultura per combattere la barbarie del nostro presente. Un po’ come noi ambiamo a fare all’interno dei lavori di ErosAntEros. Il Festival però è più potente perché crea uno spazio e un tempo di condivisione che supera l’opera in sé. Facendosi luogo di incontro (e scontro!) con l’altro da sé, il Festival custodisce una potenzialità dialettica, e quindi politica, incredibile. Da quando ci siamo imbarcati nell’avventura di POLIS, ricercare questo spazio di condivisione e messa in discussione è quello che più ci interessa. Per questo motivo abbiamo scelto di arricchire il programma di momenti partecipativi, come gli atti fotografici di Marzia Bondoli Nielsen, PARTECI-POLIS, e tutte quelle attività come la chiamata ai POLITAI, il crowdfunding, il laboratorio di osservazione critica, che a partire dalla primavera vogliono favorire l‘incontro con l’altro, il diverso da sé. Ma a differenza di altre iniziative di carattere politico o sociale, per cercare questo incontro, noi, poniamo il teatro al centro».
Avete proposto l’acquisto di «biglietti sospesi» per lo spettacolo LAIKA di Ascanio Celestini. Perché?
«Per permettere anche a coloro che non hanno accesso alla cultura teatrale per motivi di disagio economico o sociale di condividere con noi la serata inaugurale di POLIS al Teatro Alighieri, fruendo del meraviglioso teatro pubblico della propria città e di un artista che con maestria e leggerezza punta il dito sull’ipocrisia della nostra società. Ma anche un tentativo di sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di attivarci collettivamente affinché il teatro sia un bene veramente di tutti».
Con quale attitudine consigliate di avvicinarsi a POLIS Teatro Festival 2019? «Voglia di partecipare, di essere spettatori attivi, di costruire assieme la nostra polis teatrale ideale».
Un desiderio, per l’edizione in arrivo?
«Di tornare a essere tanti».
MICHELE PASCARELLA
16-26 maggio – Ravenna, Teatro Alighieri, Teatro Rasi, Sala Muratori della Biblioteca Classense – info: polisteatrofestival.org