Una calorosa e al contempo rigorosa domanda su cosa costituisce il teatro. E, dunque, l’essere umano.
Vien da pensare alle Delocazioni di Claudio Parmiggiani, opere di ombre e impronte realizzate dal 1970 fino ad anni recenti con fuoco, polvere e fumo: una radicale riflessione sul tema dell’assenza, della permanenza e del suo opposto.
Se nel caso di un’opera d’arte visiva (quadro, fotografia o scultura che sia) la durata nel tempo è costitutivamente connessa al suo esistere, l’arte performativa accade in un qui e ora che fa di ogni manifestazione di sé un fatto unico e letteralmente irripetibile.
Molte Compagnie tengono in repertorio gli stessi spettacoli per molti anni, forzando il rapporto fra l’ineludibile presente della (rap)presentazione e un più o meno lontano momento passato nel quale una data opera è stata creata.
A volte questa distanza rende grandemente commovente (nel senso etimologico del far muovere assieme) l’incontro con questo sfasamento, o meglio ampliamento, temporale e biografico: un esempio per tutti sia L’Istruttoria di Peter Weiss messa in scena quasi quarant’anni fa dal Teatro Due di Parma e da allora interpretata dagli stessi attori (chi fosse interessato può ascoltare qui una nostra audio- intervista, realizzata nel gennaio scorso, al regista di questo spettacolo indimenticabile).
Un’analoga misura di tempo è quella che il Teatro Due Mondi di Faenza celebra in questi mesi, anche mediante lo spettacolo Visita Guidata ai nostri 40 anni, allestito alla Casa del Teatro di Faenza.
Un gruppetto di circa trenta spettatori incontra in maniera itinerante un collage di spettacoli del repertorio della Compagnia: lavori creati negli ultimi tre decenni, ora non più in circuitazione, che in diversi modi hanno segnato la biografia artistica (e umana: la distanza è molto breve, qui) dei presenti.
Scanzonato Caronte romagnolo, Denis Campitelli guida il pubblico ad incontrare, nell’ordine, frammenti degli spettacoli Ubu re, Al gran teatro di Mangiafuoco , La piccola casa dei grilli, Ay l’amor!, Belli pagliacci, La fattoria degli animali, Santa Giovanna dei Macelli, ancora Ubu re e Oriente: una molteplicità di stili, riferimenti e referenti (da Jarry a Brecht, dal lavoro sul clown a quello sul canto, dal pubblico di ragazzi a quello adulto, …) dai quali emerge la felicemente pervicace apertura che da sempre costituisce il rigoroso e lieto operare del gruppo faentino.
Ciò si rispecchia nella composizione del pubblico: persone di ogni età (bambini, adulti, anziani), provenienza e “classe sociale” (si potrebbe dire con un’espressione vetusta ma al contempo, ahinoi, attualissima), compresenti come in nessuno degli altri luoghi di spettacolo da noi frequentati (in tutta Italia).
Visita Guidata ai nostri 40 anni è molto più di uno spettacolo ben fatto, o di un ben composto collage. È molto più di una più o meno toccante Canto alla durata (per dirla con Peter Handke)
È una fonda domanda sulla consistenza, della scena e non solo: la solidissima maestria degli attori e delle attrici (che sono anche cantanti, musicisti, danzatori, scenografi, costumisti, … nel rispetto della tradizione terzoteatrista a cui l’ensemble è in molti modi legata) dà corpo e forma all’ineffabile sostanza che, ontologicamente, è il punctum del teatro e, per estensione, delle nostre esistenze.
Visita Guidata ai nostri 40 anni fa ridere.
E fa piangere.
Fa incantare.
E ammutolire, per la quantità di colori, vita, nostalgia, sapienza, mondo, che ci sono dati da intrecciare.
Angela Pezzi, attrice minuta e monumentale davanti alla quale da sempre tratteniamo a stento l’ammirazione, dà ancora una volta prova di assoluta, proteiforme maestria: il fatto che non le sia ancora stato assegnato un Premio Ubu è la riprova dell’annichilente miopia della modaiola società teatrale italiana. Ma Alberto Grilli e compagni sono da sempre più impegnati a lavorare in sala e con gli immigrati, piuttosto che spendersi in pubbliche relazioni e aperitivi: questo è uno dei prezzi da pagare.
La Casa del Teatro, ancora una volta, si fa Casa dei molti. Casa politica: della polis.
Lo spettacolo è in scena fino al 14 aprile. I posti sono quasi terminati, ma se chiedete con ogni probabilità aggiungeranno alcune repliche: al Due Mondi c’è gente che sa ascoltare.
E incontrare.
MICHELE PASCARELLA
Visto alla Casa del Teatro di Faenza (RA) il 6 aprile 2019 – info: teatroduemondi.it