Giuseppe Morra: l’oro di Napoli

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Giuseppe Morra

 

Brevi note sul folgorante incontro con un mecenate illuminato.

Siamo fortunati.

Giunti a Napoli per assistere alla pubblica apertura del nuovo progetto performativo del Teatro delle Bambole, del quale parleremo in separata sede, abbiamo avuto la preziosissima opportunità di dialogare, per circa un’ora, con la persona che ha materialmente reso possibile questa occasione d’incontro e che, soprattutto, ha letteralmente fatto una parte della storia delle arti del secondo Novecento: Giuseppe Morra, illuminato mecenate che ha aiutato a esistere molte delle espressioni artistiche più radicali degli ultimi cinquant’anni. Et ultra.

Un’idea, o meglio una prassi di esperienza estetica (dunque conoscitiva: Baumgarten docet) pare guidare la rivoluzione gentile che Giuseppe Morra ha compiuto, e continua a realizzare e immaginare, a favore di forme e autori ben lontani da ogni facile successo commerciale.

 

ph.Amedeo Benestante_Alberi Parlanti, Luca Maria Patella Room_Casa Morra_© Fondazione Morra

 

Attraversando le sale di Casa Morra – Archivio d’Arte Contemporanea a Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano (complesso di 4.200 mq che sarà nel tempo ristrutturato per ospitare la collezione del fondatore, composta da oltre duemila opere), Giuseppe Morra ci racconta l’istintiva vicinanza a modi di intendere il fatto artistico come rapporto dialettico e, appunto, esperienziale col mondo, non certo come sua distaccata imitazione o decorazione.

Un’attitudine, questa, che nei decenni ha aperto all’incontro con i molti (un esempio per tutti, a mo’ di sineddoche: Sculture nella città di Bruno Munari nel 1990, selezione di grandi opere in metallo esposte sul lungomare di Napoli), ben distante dalla prassi esclusiva/escludente comune, ad esempio, ad alcune espressioni del mecenatismo rinascimentale, in particolar modo fiorentino.

Luca Maria Patella, Cesare Pietroiusti, John Cage, Hermann Nitsch, Günther Brus, Urs Lüthi, Gina Pane, Peter Kubelka, Allan Kaprow, Nam June Paik, Nanni Balestrini, Daniel Spoerri, il Living Theatre e tanti, tanti altri: nomi e biografie che gli appassionati di arti contemporanee studiano sui libri, con le quali  quella di Giuseppe Morra si è nel corso dei decenni in molti modi intrecciata, a costruire dialoghi produttivi proteiformi e trasformanti.

 

ph.Amedeo Benestante_Lavori da vergognarsi_Cesare Pietroiusti_ Casa Morra_© Fondazione Morra

 

Arti, si diceva: plurale fenomenologicamente salutare, ad indicare -possibile minimale fil rouge, in una galassia così complessa e stratificata- un’ibridazione dei diversi linguaggi (installazione, video, pittura, collage, assemblage, readymade, suono, happening, fotografia, scrittura, performance, …) atta a risvegliare il fruitore a un qui e ora poetico, dunque fecondo, e politico, dunque irriducibilmente collettivo.

Tra i molti artisti incontrati e sostenuti, un ruolo particolare è rivestito da Hermann Nitsch, esponente massimo del Wiener Aktionismus la cui eversiva biografia artistica è impossibile da riassumere in queste poche righe. A lui Giuseppe Morra ha dedicato un sorprendente Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee, nomenclatura bifronte che suggerisce la lungimirante attitudine del suo fondatore: custodire e valorizzare il passato, con una viva attenzione al presente e al futuro, in un orizzonte letteralmente secolare.

 

ph.Amedeo Benestante_Central Room, particolare, Museo Hermann Nitsch© Fondazione Morra

 

Tanto ci sarebbe da dire sul cristallino rapporto tra organicità e tassonomia nei relitti mozzafiato di Nitsch, sul loro materico incarnare un accadimento che ontologicamente deborda ogni separatezza: happening o happened? Qual è il punctum di queste opere? Detto altrimenti: che cosa le costituisce?

Molto si potrebbe scrivere sulla misteriosa forza trasformante che esse trattengono e al contempo emanano, sull’indifferibile necessità di incontrarle dal vivo per poterle, appunto, esperire.

 

ph.Amedeo Benestante_Central Room , Museo Hermann Nitsch © Fondazione Morra

 

E tanto ci sarebbe (ci sarà) da scoprire, nel luminoso operato di questo coltissimo e al contempo affabile signore: il progetto del Quartiere dell’arte, la vigna San Martino, l’Associazione Shozo Shimamoto, le attività editoriali (con decine di titoli dedicati all’ideatore del Teatro delle Orge e dei Misteri, ma non solo), l’Independent Film Show dalla storia ormai ventennale e molto, molto ancora, di cui ad oggi nemmeno sospettiamo l’esistenza.

«Per fortuna è veramente un viaggio immenso», direbbe Kafka.

Siamo fortunati.

MICHELE PASCARELLA

 

info: fondazionemorra.org