Raccontare la guerra, il suo orrore e il suo non aver alcun senso. Se ci pensiamo, non c’è forma d’arte che non abbia tratto spunto e ispirazione da conflitti e battaglie, testimoniando non solo gioie e amori ma anche il lato oscuro dell’essenza umana. L’uomo ha da sempre affidato all’espressione artistica la comunicazione e la messa in scena di emozioni cariche di contrasti. Dove l’espressione razionale non riesce a giungere, l’arte consola il nostro spirito e dà voce a tutto quello che per altri versi non sarebbe facile da raccontare.
E proprio su questi temi si interroga ?War is over, la nuova mostra in programma al Museo d’arte della Città di Ravenna a partire dal prossimo 6 ottobre. A cura di Angela Tecce, con il contributo filosofico e letterario di Maurizio Tarantino e l’intervento installativo di Studio Azzurro, l’esposizione muove una riflessione originale sulla guerra partendo dal principio e chiedendosi come essa possa realmente definirsi e soprattutto, in cosa indicare il suo contrario.
Siamo infatti soliti pensare che all’opposto della guerra ci sia la pace, ma i curatori ci pongono davanti a una visione altra dal senso comune, suggerendone come contrario non la pace ma il dialogo, il conflitto dominato, la dialettica. Scandito da quattro installazioni multimediali ideate dal collettivo artistico milanese che si insediano nello spazio espositivo creando un continuum tra i suoi diversi piani e livelli di lettura, la mostra si articola attorno a tre temi principali. Si parte dal racconto di Vecchi e nuovi miti: sezione dedicata al confronto diacronico sulle ideologie e le mitologie che provocano e che scaturiscono dalle guerre, ovvero si ragiona su ciò che le ha causate, su come esse siano state vissute e come il loro ricordo venga tramandato nel tempo. Ci si addentra poi nel discorso artistico vero e proprio, con la sezione Frontiere e confini, che restituisce la rilettura data dagli artisti delle immagini di guerra che si susseguono sotto i nostri occhi, dove i confini dividono ciò che è dentro da ciò che è fuori. A conclusione, Esercizi di libertà ci accompagna verso una riflessione aperta, suggerendoci una visione creativa del futuro, rimarcando come l’arte possa allontanarci da visioni pessimistiche e limitanti.
Tanti gli artisti in mostra, nomi che rappresentano le eccellenze del pensiero contemporaneo italiano e internazionale e che qui, con le loro opere, ci ricordano delle complessità e delle contraddizioni all’interno Novecento: dalla grande Marina Abramovic alla meno conosciuta Marisa Albanese, da Alighiero Boetti ai fratelli Jake e Dinos Chapman, a Christo, Jan Fabre e Lucio Fontana; e poi ancora Filippo Tommaso Marinetti, Ana Mendieta, Sabrina Mezzaqui, Alberto Burri, Pino Pascali, Perino&Vele, Pablo Picasso, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Robert Rauschenberg, Mario Schifano, Andres Serrano, Shirin Neshat, Hermann Nitsch, Nam June Paik, Mimmo Paladino, Gilbert&George, Vedovamazzei, Kara Walker, Lawrence Weiner e il grande Andy Warhol: un elenco lungo per quanto non completo – sono molti di più in realtà gli artisti presenti in mostra – che dimostra l’impegno dei curatori e l’ecletticità delle scelte, messe poi in dialogo con la collezione permanente del museo proponendo anche una rilettura e ricontestualizzazione del monumento simbolo delle collezioni del MAR, la struggente lastra funeraria di Guidarello Guidarelli, recentemente restaurata e riallestita per l’occasione.
Dal 6 ottobre, ?WAR IS OVER. ARTE E CONFLITTI TRA MITO E CONTEMPORANEITÀ, Ravenna, Mar, fino al 13 gennaio 2019 – Info: 0544 482487, mar.ra.it