A Sud del Teatro: una personale dedicata alla compagnia Punta Corsara a Bologna

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Dopo Hamlet Travestie, continua fino al 13, presso i Laboratori delle Arti de La Soffitta e l’Arena del Sole, il progetto “A Sud del Teatro/2 – Punta Corsara” a cura di Gerardo Guccini, in collaborazione con ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione: il secondo appuntamento di tre “personali” che riguardano realtà appartenenti a un Sud del teatro inteso non in senso esclusivamente geografico, ma come «una regione antropologica dove proliferano parlate, identità e culture che alimentano intensi meticciati fra passato e presente, dialetti e italiano, dimensione performativa e dimensione individuale» (G.Guccini).

Un percorso tematico, affidato a tre diverse generazioni di artisti, che prosegue con la “giovane” Punta Corsara, compagnia teatrale nata nel 2007 come progetto di impresa culturale della Fondazione Campania dei Festival per il Teatro Auditorium di Scampia (Napoli). Dal 2007 al 2009, sotto la direzione artistica di Marco Martinelli e quella organizzativa di Debora Pietrobono, si forma un gruppo di una ventina di ragazzi – tra attori, danzatori, organizzatori e tecnici – che comincia un percorso di formazione ai mestieri dello spettacolo, strutturato in incontri con maestri riconosciuti a livello nazionale. Dal 2010 alla guida della Compagnia ci sono Emanuele Valenti Marina Dammacco, ma la creazione di una nuova modalità del fare teatro continua a consolidarsi nella condivisione e nell’apertura a interlocutori sempre diversi. Come spesso accade per gli ensemble dell’innovazione italiana, anche Punta Corsara realizza drammaturgie originali che infondono l’oralità e la personalità degli attori a scritture sceniche e copioni: la cura del personaggio è l’effettivo fulcro culturale che, in questo caso, accomuna trasversalmente scrittura, regia e lavoro performativo, producendo “tipi” che oscillano fra la morbida rotondità dei caratteri eduardiani e la tagliente satira aristofanesca di Marco Martinelli.

Martedì 10 aprile, ore 21
Laboratori delle Arti/Teatro – P.tta P.P.Pasolini 5/b

369gradi

PUNTA CORSARA

IO, MIA MOGLIE E IL MIRACOLO

Di Gianni Vastarella | con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Gabriele Guerra, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella | disegno luci Giuseppe Di Lorenzo | costumi Daniela Salernitano | collaborazione artistica e organizzazione Marina Dammacco | regia Gianni Vastarella | una produzione 369gradi | con il sostegno di NUOVOIMAIE | spettacolo vincitore del premio I Teatri del Sacro 2015 | un ringraziamento alla Scuola Elementare del Teatro di Napoli 

Io, mia moglie e il miracolo tratteggia relazioni che hanno perso l’equilibrio. In un paese indefinito, si svolge la storia di una famiglia, un marito, una moglie e la presenza/assenza d’una figlia, forse reclutata dalla Scuola Moderna per far parte di un nuovo progetto educativo: l’orario prolungato senza fine. A sconvolgere famiglia e paese, arriva un guaritore che non professa nessuna religione ma che ha il dono di riportare in vita oggetti e persone. E ciò anche quando nessuno, apparentemente, sembra essere morto. A complicare le relazioni, ogni personaggio ama un oggetto, non una persona: il marito ama la lavatrice, il quarantenne svampito una stecca di lecca lecca, lo sceriffo la scarpa di una prostituta, e quest’ultima il denaro. Solo la madre ama la figlia, ma teme talmente tanto il padre da non amare se stessa. La narrazione richiama la realtà alterata del teatro dell’assurdo, alla quale aggiunge però personaggi fortemente caratterizzati che attraggono lo spettatore nell’orbita dei loro problemi e delle loro vicende, assottigliando ironicamente il diaframma fra la libertà inventiva del teatro e la vita vissuta.


Mercoledì 11 marzo, ore 21
Arena del Sole/Sala Leo de Berardinis – Via Indipendenza 44

Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, 369gradi

PUNTA CORSARA

IL CIELO IN UNA STANZA

Di Armando Pirozzi e Emanuele Valenti | con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Sergio Longobardi, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella| Peppe Papa voce registrata de Il sotterrato | regia Emanuele Valenti | scene Tiziano Fario | costumi Daniela Salernitano | disegno luci Giuseppe Di Lorenzo | organizzazione e collaborazione artistica Marina Dammacco / co-produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, 369gradi

Il cielo in una stanza, canzone scritta da Gino Paoli nel 1960, racconta una storia d’amore nata in un luogo intimo e privato, come la propria casa. «Se quella che “non ha più pareti ma alberi infiniti” è una stanza del 1960 – afferma Punta Corsara – allora sarà parte di un edificio degli anni immediatamente precedenti. E cioè di quegli anni ’50, in cui a Napoli, proprio attraverso la costruzione e distruzione di case e parti di città, si avviava un processo di trasformazione sociale, che stravolgeva irrimediabilmente le identità conosciute». Partendo da fonti diaristiche e fatti di cronaca, lo spettacolo si struttura come una rivisitazione allucinata della classica commedia eduardiana che viene però privata delle rassicuranti relazioni strutturali fra interno e esterno. Prosegue la Compagnia: «il cielo […] è entrato veramente nella stanza, che ora veramente “non ha più pareti”. E guardandoci dentro, incontriamo una comunità di personaggi che negli anni ’90 continua a vivere in questa architettura sbilenca, non riuscendo ad allontanarsi da quel che resta del palazzo».

Giovedì 12 – 13 aprile, ore 14.00-18.30

Laboratori delle Arti/Teatro – P.tta P.P.Pasolini 5/b

LABORATORIO SULL’ATTORE

Emanuele Valenti e alcuni attori della compagnia Punta Corsara guideranno due giorni di laboratorio per condividere le proprie modalità di lavoro. Attraverso lo studio di testi di repertorio e giochi di improvvisazione, la compagnia affronterà il rapporto con la tradizione e il senso della riscrittura, la costruzione di un personaggio nella relazione con gli altri, la ricerca di una comicità che possa essere anche amara, intesa come strumento per raccontare il presente e infine il lavoro attoriale come ultimo anello, indispensabile al processo drammaturgico. L’obbiettivo è condividere un percorso che si interroga sulla tradizione nel tentativo di rinnovarla, alla ricerca di un teatro sofisticato e popolare allo stesso tempo, antico e attuale, comico e amaro, aulico e quotidiano. Pochi punti fermi: l’attore, il testo, la visione registica intesa come qualcosa che crea le condizioni giuste per mettersi in gioco e il gruppo, l’accordo delle voci e dei corpi, il senso del condividere una storia e saperla raccontare assieme.

Fino al 13 aprile, Bologna, vari luoghi, info: www.dar.unibo.it