Santarcangelo che verrà. Intervista a Eva Neklyaeva

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Tamara Cubas, Multitud - foto di Carlos Contreras

 

La direttrice dello storico Festival anticipa tematiche, ospiti e progetti speciali dell’edizione 2018. A partire dalle interrogazioni parlamentari dell’anno scorso.

L’edizione 2017 di Santarcangelo Festival, la prima da te diretta, ha scatenato una serie di attacchi partitici -che hanno portato fra l’altro a un’interrogazione parlamentare- soprattutto per la scelta di tematiche legate alle politiche di genere e alla sessualità. Come il Festival 2018 risponderà a tutto questo?

Il Festival è un organismo artistico e politico che prende posizione, sempre. È nato anche per questo, per stimolare dialogo, dibattito, pensiero nella comunità. Siamo consapevoli e pronte, pronti ad affrontare tutte le discussioni che nascono dalle nostre proposte. Se al centro del programma della scorsa edizione c’era il corpo in senso anche politico, quest’anno ci saranno le emozioni e tutte le implicazioni politiche che la loro manipolazione/stimolazione comporta nella società contemporanea. Per qualcuno forse sarà scomodo il confronto con il panorama emotivo che ci avvolge, ma è solo uscendo dalla nostra comfort zone che nascono i cambiamenti, giusto?

Il tema del corpo è stato al centro del Festival 2017. Sono previsti per l’edizione a venire altri espliciti fil rouge?

Dal panorama emotivo ed emozionale in cui ci muoveremo prende slancio un tema che più che un argomento è un elemento che percorrerà molte delle proposte della 48esima edizione del Festival: la Natura, intesa come habitat in cui accadranno delle cose e come strumento di innesco delle emozioni. Oltre a questo, e connesso a questo, un altro fil rouge sarà la ritualità, praticata attraverso il coinvolgimento della comunità in alcuni dei progetti artistici presentati.

Come nell’opera di Tamara Cubas, Multitud, in cui interverranno 70 persone che avranno risposto alla call che abbiamo pubblicato e che è ancora aperta (per info scrivere a callsantarcangelo@gmail.com). Coreografa uruguaiana legata alle arti visive, la Cubas analizza la condizione sociale dell’essere umano contemporaneo, la nozione di eterogeneità all’interno di un collettivo, l’idea di “altro”, le relazioni interpersonali e la possibilità di dissenso. La creazione, pensata per uno spazio pubblico, affonda le proprie radici concettuali e teoriche nel pensiero del filosofo Spinoza, di Antonio Negri e di Paolo Virno.

In questa direzione va anche il progetto curato da MACAO, centro per le arti, la cultura e la ricerca di Milano, che con i Crypto Rituals introduce nel Festival anche una criptomoneta, Santa Coin, e coinvolge direttamente nel programma alcuni professioniste/i locali che si occupano di benessere e cura del corpo: questi artigiani del benessere offriranno i loro servizi oltre ad alcuni rituali segreti in giro per il paese, da scoprire con un gioco di realtà aumentata.

 

Eva Neklyaeva

 

A distanza di un anno ci saranno scelte di programmazione figlie di una tua più approfondita frequentazione del panorama artistico italiano?

Tra il 2017 e il 2018 ho avuto la possibilità di lavorare più a lungo e a stretto contatto con alcune artiste italiane e in questa edizione proponiamo al pubblico progetti concepiti per il Festival che qui debutteranno. È il caso di Chiara Bersani con Gentle Unicorn, che produciamo in partnership con Operaestate/B.Motion Festival di Bassano del Grappa e Graner di Barcellona e presentiamo in prima nazionale, a coronamento di due anni di lavoro insieme. È il caso anche di Muna Mussie e del suo Oasi, coprodotto con Ipercorpo, o di Deflorian / Tagliarini con Francesco Alberici, che portano a Santarcangelo Scavi, restituzione pubblica della ricerca per il nuovo spettacolo teatrale Deserto Rosso, liberamente ispirato al capolavoro di Michelangelo Antonioni, che debutterà ad ottobre 2018. Scavi è un progetto collaterale allo spettacolo, una performance per un numero limitato di spettatori. Altro debutto italiano sarà quello di Dewey Dell con I am within, prima tappa di un progetto che troverà forma compiuta nel 2019: un solo per una bambina che riflette sull’idea di fuga dal terrore, di ciò di cui non riusciamo a sopportare la vista o l’udito.

Il Festival ha un’attività molto intensa anche durante l’anno e la sua luce sulle scena contemporanea internazionale non si spegne mai: il nostro impegno come piattaforma dedicata alla scoperta e alla valorizzazione di talenti passa anche per un programma serrato di residenze di creazione che in questi mesi hanno visto passare anche diversi artisti italiani, come Cosmesi, Simona Bertozzi, Francesca Grilli, quotidiana.com, Elisa Pol e Valerio Sirna, Barbara Berti.

Quali novità internazionali, invece?

Santarcangelo Festival si propone come una piattaforma di scoperta, esplorazione intercontinentale della scena contemporanea nelle performing arts: un momento in cui scandagliare quanto di più nuovo e originale la creatività internazionale produce in questo settore. È un lavoro di presentazione ma anche di costruzione di comunità, una comunità di artisti, di operatori e di spettatori che speriamo provengano da geografie e ambiti diversi. Desideriamo che il Festival sia il contesto che offre che le condizioni giuste a talenti non ancora conosciuti in Italia per emergere e al pubblico italiano per scoprire talenti ancora sconosciuti.

Qualche anticipazione? Per esempio Nicola Gunn dall’Australia con Piece for Person and Ghetto Blaster, di cui è autrice e interprete, in cui esplora la fragilità della condizione umana. Nella sua opera un semplice episodio innesca un’esplosione di testo, movimento ed energia, in cui una ricerca coreografica precisa e incalzante si fonde con una drammaturgia originalissima, tra filosofia e racconto personale. Nicola Gunn è una performer, scrittrice, regista e drammaturga australiana che dal 2001 crea spettacoli che fondono performance, arte e antropologia con un’ironia sovversiva, realizzando un originalissimo binomio di testo e danza. La Gunn presenta i suoi lavori in contesti prestigiosi come il Southbank Theatre di Melbourne, il Tanzquartier di Vienna, La Villette di Parigi, Il Push Festival di Vancouver; artista rivelazione dell’ultima edizione del Coil Festival di New York, porta per la prima volta in Italia il suo lavoro, proprio a Santarcangelo.

Dal Sudafrica arrivano invece FAKA, Fela Gucci e Desire Marea, duo che esplora la combinazione di linguaggi e discipline diverse, dai concerti alla performance, alla letteratura, dal video alla fotografia, portando al pubblico la propria esperienza di corpi neri queer nell’Africa post-coloniale; e, sempre sudafricane, Buhlebezwe Siwani, artista e sciamana, la cui pratica spazia tra performance, video, fotografia e installazioni, e Chuma Sopotela arrivano in Italia con Those Ghels. In questa performance le due artiste, a cavallo fra danza e video, decostruiscono la rappresentazione del corpo femminile nei video musicali.

 

Ingri Fiksdal, Diorama – ©brionycampbell

 

Nel 2018 tornerà la parola “teatro”?

Non si chiede a un curatore di arte contemporanea se nella mostra o nella fiera che dirige ci sarà della pittura. Allo stesso modo per un festival di performing arts, chiedersi se ci sarà la parola teatro è ironico: no, il teatro a Santarcangelo non tornerà… Perché c’è, non è mai sparito, c’è sempre stato e sempre ci sarà. Ovviamente dobbiamo intenderci sul significato della parola “teatro”, che per noi è la relazione unica tra artista e spettatore che accade nel qui ed ora della scena, sia questa un bosco, un palco, una stanza, un museo, un cortile… Quindi sì, il teatro in quanto tale ci sarà, anzi, ci saranno i teatri, tanti quanti sono gli artisti e tanti quanti sono gli spettatori; ciascuno troverà il suo, o per lo meno sarà invitato a cercarlo.

 

MICHELE PASCARELLA

 

Santarcangelo Festival – 6-15 luglio 2018 – info: santarcangelofestival.com