Nell’ambito del progetto “A Sud del Teatro/1 – Saverio La Ruina” si svolge ai Laboratori delle Arti de La Soffitta dal 12 al 15 marzo a cura di Gerardo Guccini, Saverio La Ruina porta in scena due suoi spettacoli: Polvere, Dialogo fra uomo e donna e Dissonorata.
La retrospettiva è la prima di tre “personali” che riguardano realtà appartenenti a un Sud del teatro inteso non in senso esclusivamente geografico, ma come «una regione antropologica dove proliferano parlate – scrive Gerardo Guccini – identità e culture che alimentano intensi meticciati fra passato e presente, dialetti e italiano, dimensione performativa e dimensione individuale».
Saverio La Ruina è nato a Castrovillari, in Calabria, nel 1960, si è diplomato alla Scuola di teatro di Bologna e ha proseguito la sua formazione lavorando con Jerzy Stuhr, Leo de Berardinis, Remondi e Caporossi. Assieme a Dario De Luca nel 1992 fonda la compagnia Scena Verticale e nel 1999 Primavera dei Teatri, un festival dei nuovi linguaggi della scena contemporanea: due realtà che hanno fatto del territorio cosentino un punto di riferimento dei fermenti a “sud del teatro”. Autore, attore, regista e organizzatore, La Ruina attraversa in tutti i sensi la pratica teatrale, spostandosi dalla ridondanza immaginativa della “trilogia calabro scespiriana”, verso l’essenziale consapevolezza autoriale dei monologhi: Dissonorata, Italianesi, La borto, Masculo e fiàmmina. Alle tonalità del dialetto calabro-lucano, che caratterizza questo gruppo di opere, corrisponde il limpido italiano di Polveri (Dialogo fra uomo e donna): lingua, non già dell’oppressione subita, ma dell’oppressione lucidamente e crudelmente esercitata.
Mercoledì 14 marzo, ore 21
Laboratori delle Arti/Auditorium – P.tta P.P.Pasolini 5/b
SCENA VERTICALE – POLVERE, Dialogo fra uomo e donna
Di Saverio La Ruina | con Saverio La Ruina e Cecilia Foti
«Le percosse sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna è la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale e impalpabile, una polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo» (Saverio La Ruina). «Con Polvere tutto cambia rispetto al mondo dei monologhi. Cambia il ruolo che La Ruina coraggiosamente ritaglia per sé, non più quello della vittima ma del carnefice […]. Cambia la lingua dei personaggi: alle sonorità rigogliose e morbide del dialetto calabro-lucano La Ruina sostituisce un italiano scarno, lineare, di plastica […]. Cambia infine l’estrazione sociale dei personaggi e alle contadine analfabete del sud Italia subentrano due professionisti della contemporaneità, lei un’insegnante, lui un affermato fotografo dell’Espresso» (Angela Albanese).
Giovedì 15 marzo, ore 21
Laboratori delle Arti/Auditorium – P.tta P.P.Pasolini 5/b
SCENA VERTICALE – DISSONORATA
«In Dissonorata c’è il desiderio di dare una lingua (nella fattispecie il dialetto calabro-lucano della zona del Pollino) a una figura emarginata di donna (Pascalina) […]. Altri autori hanno già dato voce a personaggi umili, poveri, emarginati. Nel mio caso si è trattato di dare voce a chi ha difficoltà anche con la parola. Non ho cercato solo di creare una tensione narrativa attraverso la successione serrata dei fatti. Per quanto mi è stato possibile ho cercato di creare un flusso sonoro, un andamento musicale, ricco di assonanze e ripetizioni, ma sempre nell’ambito di una comunicazione molto concreta, l’unica di cui questo personaggio è capace. Un flusso sonoro che potesse restituire le sfumature del suo carattere e i moti segreti del suo animo, ma anche la sua capacità di ammaliarti, di trascinarti nelle spire del racconto, di tenerti in ascolto all’infinito, capacità che hanno queste donne del sud» (Saverio La Ruina).