DENICOLÒ STORIE PER INGANNARE LA MORTE

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Mirco Denicolò - Noah Creatures

Ceramiche in strisce, come nei fumetti, Mirco Denicolò, espone alla Galleria della Molinella di Faenza Fuori dall’arca a cura di Anna Maria Bernucci. Sei tavole in ceramica e un video che prendono ispirazione dalla storia biblica del patriarca Noè per riflettere sui temi del viaggio, della morte, delle eredità.

Sei sempre stato affascinato dalla narrazione. Perché hai scelto la storia di Noè? «Qualche anno fa, in cerca di un testo fondativo che mi accompagnasse in questa fase della mia vita, ho trovato che la Bibbia, ed in particolare l’Antico Testamento e soprattutto Genesi, avesse quell’intensità di parola che rende indispensabile un libro. Genesi è un libro difficile, spesso oscuro, ha bisogno di tramiti, di traghettatori. Ho trovato un tramite affascinante nella cultura ebraica. Noè, o Noakh se la traslitterazione è corretta, mi ha colpito per la sua pateticità. È un patriarca che obbedisce e non si ribella, porta alla fine il compito assegnatogli, e solo alla fine, si lamenta per la morte provocata dal diluvio e disobbedisce all’invito di ‘moltiplicarsi’. Sono attratto da Noè perché è una figura patetica e fragile, il suo viaggio non fonderà una nuova pace, dopo la sua impresa l’umanità tornerà ad uno stato di violenza e sopruso che culminerà nella lotta degli uomini contro gli angeli, scopo ultimo della fondazione di Babele. Sono attratto dalla fragilità, per dirla con un maestro rabbino, dalla claudicanza, ho la sensazione che mi descriva».

Come quella dell’uomo di fronte alla morte… «Tutte le storie di questa mostra hanno una sorta di colonna sonora che è il fine vita. Ho un’età in cui la morte non è più un’idea ma qualcosa di cui faccio esperienza, gli amici che se ne vanno, le persone via via sempre più vicine. Verso la fine della mostra ho immaginato la morte di Noè e l’ho rappresentata. Poi ho visto una terra della morte ed ho scritto un elenco di istruzioni per ingannare la morte: è l’ultima opera, il video».

Nel tuo lavoro degli ultimi anni mescoli il video alla ceramica: due mezzi diametralmente opposti… Per quale motivo?

«Il lavoro della ceramica è dentro ad un flusso di processi antichi, è lento e solitario, si scioglie all’apertura del forno. È un’estetica a sé. La narrazione con l’animazione video è un processo differente, coinvolge più persone ed il risultato è spesso la somma del lavoro di gruppo. Però nel video si possono dire cose che le immagini statiche non permettono, c’è una amplificazione della forma racconto. In definitiva: strumenti differenti, linguaggi condizionati dal mezzo, ma stessa tensione espressiva».

23 marzo – 8 aprile, Faenza, Galleria della Molinella, voltone della Molinella
Inaugurazione 23 marzo: ore 18. Info: mircodenicolo.it