Il fiore in pelliccia

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C’è un albero da frutto che fiorisce nel cuore dell’inverno, mentre quasi tutto intorno è spoglio e addormentato. Conosco bene quest’albero perché è accanto alla mia casa, di fronte alla finestra della cucina: in questi giorni la sua chioma si è riempita di fiori bianchi, attirando mille api, bombi e farfalle… il nespolo giapponese annuncia la primavera quando è ancora di là da venire. Eriobotrya japonica, questo è il suo nome scientifico, è una rosacea come il nespolo comune, ma non va confuso con quest’ultimo; il nespolo del Giappone è sempreverde, ha foglie più grandi e consistenti, e tutte le parti non legnose delle pianta sono coperte da una fitta peluria bianca: “eriobotrya” significa infatti “grappolo peloso”, ed è appunto questa peluria, che contiene una sostanza antigelo, a consentire ai fiori di resistere a temperature di poco inferiori allo zero. Le numerose varietà italiane provengono dalla Sicilia e dalla Campania, dove è ampiamente diffuso, mentre al nord è coltivato soprattutto come pianta ornamentale proprio perché le gelate possono danneggiare i fiori impedendo la formazione dei frutti. Il nespolo di casa nostra, anche se in posizione protetta e soleggiata, non dà frutti ogni anno. I frutti, simili ad albicocche per colore e dimensioni, maturano tra maggio e luglio a seconda delle varietà; hanno sapore acidulo e lievemente dolce e si consumano freschi, mentre dal succo fermentato e distillato si ottiene un kirsch dal gusto particolare, e dai semi un liquore amorognolo (nespolino).

Il nespolo giapponese fu introdotto in Europa alla fine del Settecento, nei prestigiosi giardini botanici di Londra e Parigi; nei nostri giardini non è più considerato una specie esotica, eppure conserva un certo fascino. È un albero che consiglio di piantare per vari motivi: non è molto delicato, tollera la siccità, può essere potato in varie forme, attira gli insetti utili… Se poi non darà frutti, pazienza!