Al Teatro India di Roma debutta “Elisabetta di Wied. Sotto falso nome” di Maria Inversi

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Elisabetta di Wied - foto di Carlo Christian Spano

Elisabetta di Wied - foto  di Carlo Christian Spano
Elisabetta di Wied – foto di Carlo Christian Spano

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Prima nazionale al Teatro India di Roma per Elisabetta di Wied. Sotto falso nome scritto e diretto da Maria Inversi, sulla figura della regina rumena Elisabetta di Wied (1843-1916) poeta e scrittrice sotto lo pseudonimo di Carmen Sylva. Nel ruolo della scrittrice amata in particolare per i suoi aforismi, l’attrice e danzatrice Valeria Mafera, sospesa tra realtà, leggenda e immaginazione e accompagnata dalla voce e dal suono alla chitarra di Virginia Guidi.

Danza e musica, ritratto di donna, regina e misteriosa letterata: questo vorrebbe essere “Elisabetta di Wied. Sotto falso nome”. Un canto di libertà femminile. Un tentativo di esistenza sensibile e libera nonostante il ruolo pubblico.

Che cosa significa “essere liberi” per una donna? Scegliere di non corrispondere al luogo comune. La Carmen Sylva tratteggiata da Maria Inversi, da trent’anni impareggiabile scultrice e metteur en scène del mondo femminile, viene a dirci, nella lingua e nell’ambiente del nostro tempo, che la felicità di una donna non risiede affatto nel benessere economico o sociale, ma nella propria capacità di autoaffermazione e reinvenzione.

Carmen Sylva non è l’ennesima Nora ibseniana, non ha la sua frivolezza. Il suo animo tormentato produce poesia attraverso l’amore per le lettere in tutte le sue forme, coltivato nelle relative e differenti espressioni linguistiche e culturali. La vita della regina rumena scrittrice e poliglotta (quattro le lingue da lei parlate e scritte), contestatrice, ribelle e attenta al prossimo – come la Inversi l’ha immaginata – si configura così come un esempio di riflessione politica per donne e uomini. Un’occasione per rileggere il passato sempre nostro presente.

Le poesie della regina Elisabetta di Wied non sono ancora state tradotte in lingua italiana: per questo motivo, il testo drammaturgico si sviluppa sul filo delicato dell’immaginazione dell’autrice nel tentativo di inaugurare il processo di scoperta in Italia di questa donna “in anticipo di un secolo sui tempi”.

Nella sua esistenza scenica e immaginifica, lo spettacolo veicola la positività del messaggio sociale e incarna a sua volta un paradigma positivo per tutte le donne che si sentono oppresse e incastrate nei propri ruoli, istituzionali o familiari. Come un inno alla molteplicità dell’essere, in cui corpo, movimento e voce si integrano, la regista comunica che combattere in ciò che si crede, e per il bene del mondo, lo si può fare da qualsiasi posizione sociale e culturale.

Con Elisabetta di Wied. Sotto falso nome, Maria Inversi conferma, così, il suo interesse per la scoperta e la narrazione di personaggi non conosciuti e il valore di ogni soggettività. Lo dimostrano chiaramente testi appena pubblicati sulle identità maltrattate e ferite di giovani e donne ingiustamente condannate o di uomini che perdono il lavoro. Per lei, l’attenzione a un passato che si riattualizza, così come all’oggi, è di vitale importanza per costruire futuro.

3 dicembre, ore 18 – 4 dicembre, ore 21 – Roma, Teatro India, via Lungotevere Vittorio Gassman 1 – info: 338 9424143, alfabeticomuni.it, teatroedonne-inversi.it  

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