Bill Frisell torna sul luogo del delitto, al cinema: chi si ricorda delle musiche per film di Buster Keaton che aveva musicato una ventina di anni fa e che, fra l’altro, portò in Italia per dei concerti indimenticabili? Con When You Wish Upon A Star si parla sempre di cinema – tuttavia in maniera più tradizionale, quella delle cover e non improvvisazioni su film muti: il disco e il concerto al Blue Note di Milano omaggiano classici di Alfred Hitchcock, di Blake Edwards, di Sergio Leone, di Francis Ford Coppola, di Walt Disney, di Robert Mulligan e di tanti altri maestri della celluloide.
Al resto pensa lui, l’uomo più pacato del mondo, capace di riversare sulla sua sei corde tutto il suo quietissimo umore, naturalmente Bill Frisell, che come sempre dal vivo si reinventa con nomi diversi che lo circondano, anche questa una dote misteriosa che lo rende unico: stavolta gli sono accanto Thomas Morgan (basso) e Rudy Royston (batteria, beatman comunque non nuovo nel giro Frisell), con in aggiunta nei brani cantati Petra Haden (figlia del defunto jazzista Charlie Haden).
I tre strumentisti sono una vera delizia per le orecchie, per come setacciano cine-temi che reinventano con ispirazione: su tutti, ovviamente, a dominare vi è Bill, il nostro anti-eroe della chitarra preferito, come sempre imperturbabile nell’affrontare la propria take della Musica Cosmica Americana, diretta discendente di nomi che ne hanno scolpito la strada, da John Fahey a George Winston fino a Leo Kottke. Nota negativa, invece, Petra Haden: francamente non poco spaesata quando chiamata in prima linea fra le varie Moon River, When You Wish Upon A Star, The Shadow Of Your Smile e Once Upon A Time In The West, tutte esecuzioni piuttosto fredde, monotone nello stile e anonime nel timbro vocale – uniche eccezioni i due momenti dedicati a James Bond, You Only Live Twice e Goldfinger, dove la Haden ha mostrato più feeling che nel resto dello show.
I presenti al locale, in ogni caso, hanno senz’altro avuto di che godere lungo l’ora e mezza di concerto, fra le fonti certe dello spettacolo e il profondo approccio personale proposto. Complesso ma nel contempo leggero e accessibile, strumentalmente il viaggio nella cine-musica proposto da Frisell e i suoi due comprimari nell’abito live assume ancora più libertà grazie alle qualità espansive dell’ensemble: da To Kill A Mockingbird a Psycho, da The Godfather a Bonanza, l’esplorazione è stata di quelle tipiche e avvincenti del chitarrista, capace come sempre di usare la sua Telecaster con la gradualità che passa con scioltezza da tocco limpido a massiccio overdrive di cui è maestro indiscusso.
CICO CASARTELLI