Avevo fretta, poco tempo per decidere e bisogno di qualcosa di leggero da mettere in valigia. Così mi sono ritrovato davanti questo libricino. Mi guardava ed aveva questo titolo che mi ricordava qualcosa da lontano. Ho dovuto combattere la mia misoginia narrativa e mi sono lasciato convincere. Per fortuna, tutto sommato.
Qui si parla di immigrazione, nella fattispecie albanese, verso le coste italiane. Ma si parla anche di chi è rimasto e di chi lo ha fatto con convinzione e voglia di ricostruire. Si parla di un popolo fiero, radicato alle proprie origini e tradizioni, costretto, la maggior parte delle volte ad emigrare verso un paese straniero che abbaglia, illude e tradisce le aspettative. Ornela Vorpsi narra tutto questo con quattordici racconti brevi dove attraverso figure per lo più femminili cerca di mostrare le varie sfaccettature del suo popolo di fronte alla possibilità di emigrare, lasciando la patria in cerca di una fortuna non meglio precisata. C’è la madre tremendamente fiera del figlio che lo vede partire e che muore in aeroporto nel tentativo di ricongiungersi col prediletto scappato dall’Albania. C’è il classico bullo da bar, becero e smargiasso che si vanta dei successi che otterrà una volta espatriato. Successi che ovviamente non otterrà. C’è un pittore pazzo che piuttosto che abbandonare la patria, resta a scapito di una vita di desolanti privazioni, economiche e morali.
Insomma c’è una umanità intera di albanesi in lotta con e contro sé stessi e con un futuro incerto e tutto da scrivere. Ornela Vorpsi scrive e lo fa tutto sommato bene. Non tutti i quattordici racconti sono riusciti alla perfezione, ma quelli che lo sono, diventano folgoranti e taglienti come lame affilate centrando perfettamente l’obbiettivo e presentandoci un paio di personaggi difficili da scordare. C’è nel linguaggio della scrittrice di Tirana un misto tra crudeltà e dolcezza ed è così in maniera alternata che guarda e racconta i propri conterranei, non lasciando però mai che questo comporti un giudizio, indipendentemente da come essi si comportano e dalle decisioni che essi prendono.
Brava a destreggiarsi nel sottile spazio tra la tragedia e la commedia lascia solo che in lontananza si intuiscano note di fanfare balcaniche in modo tale che anche quando racconta la disperazione del suo popolo, il lettore rimanga comunque illuso da quella musica e non senta la voglia di fuggire lontano da cotanta miseria.
Insomma un breve viaggio in un paese spesso dimenticato e così distante da noi nonostante ci siano solo pochi chilometri di onde a dividerci.
Sul titolo sorvolo. Lascio a voi la curiosità di scoprire.
Consigliato a chi ha voglia di guardare verso l’altra sponda dell’Adriatico. Sconsigliato a chi non ama sentir parlare le donne, di donne.
Soundtrack: trovate quello che potete della Kocani Orkestar e buon divertimento.
Accompagnare con un buon Thè. Possibilmente tiepido.
Bevete Cacao Van Houten! di Ornela Vorspi, Einaudi