Vi sono e vi sono stati tipi strani in giro per gli USA: vi è un tizio del Minnesota chiamato Bob Dylan che fra le tante cose divenne un hipster newyorkese, vi è un newyorchese di Brooklyn chiamato Ramblin’ Jack Elliott che fa il cowboy da decenni, vi fu il figlio di un ufficiale dell’esercito che è diventato Jim Morrison – e vi è Tom Russell, losangelino che con il Texas e un po’ tutto il South West non ha niente a che vedere salvo che tutti pensano sia texano o magari del New Mexico! Tom simpatico come pochi, Tom che di viaggi in giro per il mondo ne ha fatti un numero invidiabile, Tom il criminologo, Tom che da una quarantina d’anni regala dischi fatti di grande musica e di molta integrità, Tom che un po’ tutti hanno inciso i suoi pezzi (Sir Douglass Quintet, Joe Ely, Johnny Cash, Nanci Griffith, Jerry Jeff Walker, etc), Tom che scrisse un libro pure con Charles Bukowski.
È proprio quel Tom che plana alla Fabbrica Sonnino di Besozzo (Varese) per l’unica data italiana del 2016, dove appena appare sul palco butta lì che il concerto è dedicato al suo storico promoter italiano scomparso Carlo Carlini, per la commozione di molti dei presenti. E per rinsaldare il suo legame con l’Italia, come da qualche anno a questa parte, quando Tom arriva da noi ad accompagnarlo alla chitarra non vi è più Andrew Hardin bensì l’eccellente Max De Bernardi, co-leader dei Red Wine Serenade e tout court orgoglio del folk-blues nostrano il quale, peraltro, non tenta di imitare il vecchio Andrew ma porta della sana nuova linfa al repertorio di Russell.
Tom è uno che sa come inchiodare il pubblico, è un grande affabulatore, un derviscio danzante della parola in musica, sa tenere il palco come appunto uno che è andato a scuola da quelli giusti (Dave Van Ronk, il già citato Jack Elliott – fra gli altri) e che tra Barrence Whitfield e i Calexico si è districato fra le più disparate avventure musicali. Con oltre trenta dischi sul gobbone, da promuovere adesso vi è il complesso lavoro dello scorso anno The Rose Of Roscrae, oltre cinquanta tracce per due CD che si districano soliloqui e pezzi già incisi e altri ex novo – opera che l’artista, scherzando ha definito la sua versione di Les Misérables con indosso il cappello da cowboy. Quello, appunto, il materiale che distingue la prima parte, più meditativa e cui bisogna dedicare maggior concentrazione – peraltro ben ripagata da bei momenti come Hair Trigger Heart, He Wasn’t A Bad Kid, When He Was Sober e soprattutto l’intensissima Guadalupe/Valentine de la Sierra.
Il resto è una sinfonia di puro Russell-ismo, fatta di pezzi-fendenti ben assestati, di umorismo contagioso e di sconfinato entusiasmo. La corsa è bella, piena di soddisfazioni, carro merci carico di grandi momenti quali naturalmente Gallo del cielo («La faccio fra le prime, così non devo farla dopo!», scherza), la splendida Carmelita di Warren Zevon che ferma nemmeno un fulmine caduto per regalare atmosfera e privare per qualche minuto dell’elettricità, East Of Woodstock, West Of Vietnam, il traditional gospel Jesus Met The Woman At The Well, nonché la doppietta di brani scritti con Dave Alvin dei Blasters, California Snow e Haley’s Comet, e Blue Wing che appunto Dave fece suo in omaggio all’amico. E visto che alla chitarra vi è De Bernardi, giusto che per un paio di pezzi i due siano raggiunti da Veronica Sbergia, metà di Max nei Red Wine Serenade: i brani scelti sono numeri d’altri tempi quali Gonna Lay Down My Old Guitar dei Delmore Brothers e Viper Mad del vecchio pard di Louis Armstrong, il sassofonista/clarinettista Sidney Bechet.
Riprese in mano le redini, Russell porta in fondo il suo personale trionfo con una perfetta scelta d’epilogo: Tonight We Ride, Navajo Rug («Questa da voi l’ha tradotta Luigi Grechi, salutatemelo quando lo vedete…»), la strepitosa Touch Of Evil con Max che si ritaglia un gran showcase alla chitarra e l’uno-duo dedicato a Johnny Cash con Veteran’s Day (che Cash appunto incise, con grande orgoglio di Tom) e la cover di Folsom Prison Blues. Il tutto per una di quelle serate che passano anche troppo velocemente, com’è sempre per le cose belle. Per il resto, lo sapete tutti: «Gallo del cielo era un guerriero nato in Paradiso – o così almeno narrano le leggende…». Già, che leggenda il repertorio di Tom Russell!
CICO CASARTELLI