Avvertenza numero uno: questo disco è mozzafiato. Avvertenza numero due: gran parte di The Cedar Creek Sessions è rifacimento di pezzi noti ma anche meno noti del repertorio Kris Kristofferson, pratica che l’artista texano ha coltivato più di una volta – per esempio, la precedente pubblicazione è stata An Evening With Kris Kristofferson (2014), album dal vivo che appunto era un’antologia del suo miglior repertorio. Avvertenza numero tre: lo scorso 22 giugno KK ha celebrato l’ottantesima primavera, pertanto un’operazione come questa è più che plausibile. Avvertenza numero quattro: KK è semplicemente uno dei più grandi cantautori espressi Oltreoceano, parte di quella lega di campioni che è circoscritta a pochissimi (Bob Dylan, Gordon Lightfoot, Guy Clark, Robert Hunter, Leonard Cohen, Neil Young, Lou Reed, John Prine, Warren Zevon, Eric Andersen, Merle Haggard). Avvertenza numero cinque: The Cedar Creek Sessions bisogna averlo-ascoltarlo-consumarlo, punto.
Finite le avvertenze, prescrivere questo doppio CD è d’obbligo: venticinque canzoni che raccontano l’America con una forza letteraria dono di pochi, con una voce gravissima ma avvolgente e, finalmente, riproponendosi full band come non capitava da molto tempo (peccato che non sia stato coinvolto il vecchio pard Funky Donnie Fritts). Il tutto è prodotto egregiamente dal cantautore Shawn Camp, che cuce intorno a Kris un bel paesaggio sonoro che arricchisce ulteriormente un repertorio magistrale: bello come Me And Bobby McGee diventi un valzer semplice-semplice, come Sunday Mornin’ Comin’ Down sia spolpata to the bone che più di così non si può, come Easter Island accentui il tono country-funk dell’antico originale (parentesi: Easter Island del 1978, tout court, è uno dei grandi dischi di KK sebbene pochi si affatichino di ricordarlo fermandosi sempre ai primi due capolavori), come Broken Freedom Song cerchi una via leggermente più melodica per quelle splendide parole, come Help Me Make It Through The Night giochi a fare il sottofondo barroom, come Lovin’ Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again) non perda un’oncia di quella bellezza antica fra arpeggi e organo soffuso, come For The Good Times da sexy che era diventi tremolante come l’ultimo sospiro, come Jody And The Kid non perda nulla della sapienza che abbiamo sempre venerato. Per farla breve, sarà il “solito” repertorio – ma, gente, che repertorio!
Oltre ai classici di una (grande) vita, The Cedar Creek Sessions regala anche quattro brani nuovi che spiegano come Kristofferson in corpo di benzina ne abbia ancora, eccome. The Loving Gift, in origine scritto nientemeno che da Johnny Cash che lo incise in Any Old Wind That Blows (1973), è un cheek-to-cheek in duetto con Sheryl Crow (che sarà anche un prezzolino ma qui la sua presenza non stona in niente), The Wife You Save ha dentro tutto il “sole che splende” di chi è un po’ in là con gli anni, Risky Business gioca con il blues come se fosse la tela di un ragno, fino a Winter che parla di inverno ma che la tesissima corda non l’allenta per niente e per nessuno, come vuole la regola di un tizio che Billy The Kid lo interpretò non per Hollywood bensì per Sam Peckinpah (differenza enorme).
CICO CASARTELLI
KRIS KRISTOFFERSON – The Cedar Creek Sessions (2CD KK Records)