Un film e un concerto retrospettivo per Diamanda Galas. Difficile dire qualcosa di nuovo di un’artista di cui è stato detto tutto, e che – forte di una personalità magnetica – ha saputo accendere i riflettori della cultura ufficiale su un tipo di approccio e di performance che potevano rimanere confinati per sempre agli ambiti della sperimentazione pura.
Tenuta a battesimo dal Living Theatre nei ’70, Diamanda è un’atipica esploratrice della voce, che vive ogni performance come un rito. Corteggia il dolore universale, ci affonda le mani, ne esce per brevi attimi di luce, ma poi torna ad esplorarlo, nella sue mille sfumature, come fosse la condizione definitiva dell’essere umani.
La sua voce è uno strumento mutante che nel corso degli anni si è arricchito del confronto con qualsiasi mezzo, elettronica inclusa, per entrare in una dimensione di astrazione sempre più vicina alla metafisica. Una spiritualità lancinante, la sua, che cerca linfa nella radice critica dell’esperienza umana, ovvero finitezza, la fragilità, la sofferenza, la Morte. E non è un caso che non appena le sue performance si condensano in qualcosa di più vicino alla canzone, ne esca sempre una sorta di blues senza redenzione, un gospel nero senza un dio in fondo al tunnel.
Per quanto scontata possa ormai suonare qualsiasi definizione del suo approccio, certamente nella sua esplorazione delle più scure epifanie dell’animo umano c’è un coefficiente di compartecipazione, di empatia che continua a renderla unica. L’artista, californiana ma di origine greca, arriva all’Auditorium Manzoni con la sua prima europea del Death will come and have your eyes solo tour 2016, un concerto per piano e voce (l’11 marzo) che è stato preceduto dalla prima italiana della proiezione del film Schrei 27 (2010) realizzato a quattro mani con il regista brindisino Davide Pepe (il 9 marzo).
Attualmente Diamanda Galás sta lavorando su un’opera/concerto per elettronica, voce e pianoforte basato sulla poesia di Georg Heym, sviluppato ed ultimato con una sua residenza in Polonia presso il Teatro Grotowski nel novembre 2014. Il concerto al Manzoni proporrà invece una panoramica delle sue composizioni più famose, da La serpenta canta fino ai brani dedicati alla figura di Pierpaolo Pasolini. Il suo lavoro di ricerca degli ultimi anni è infatti dedicato alla memoria di poeti, vivi e morti, che sono stati imprigionati, esiliati o assassinati e che hanno vissuto la loro vita in una condizione di minaccia per le proprie posizioni politiche o morali: César Vallejo, Ali Ahmad, Cesare Pavese, Costantino Kavasif, Miguel Mixco, Jose-Maria Culler, Pier Paolo Pasolini, per citarne alcuni.
11 marzo, Diamanda Galas, prima europea del Death will come and have your eyes solo tour 2016. Bologna, Auditorium Manzoni, via De’ Monari 11/2, ore 21. Info: 051 6569672