Noi siamo Giulia e Rocco, una fotografa ed un archeologo, e siamo i creatori di Vitamina Project (www.vitaminaproject.com ), il cui obbiettivo principale è quello di divulgare una filosofia di viaggio low-budget, socialmente utile e soprattutto ecosostenibile. Per dimostrare che tutto ciò è possibile abbiamo risalito l’America Latina, da Buenos Aires fino a Los Angeles, viaggiando lentamente, senza mai prendere aerei. Tempo impiegato: 12 mesi.
Il nostro fine ultimo è un sogno editoriale: dare seguito alla collana di Guide-Diario per viaggiatori GUIDA VITAMINA, progetto totalmente indipendente.
Era un’estate come tante, forse più afosa del solito. In città il caldo era insopportabile per via del tanto cemento, senza parlare dello smog. Io ero seduto nella piccola cucina del vecchio appartamento dove vivevo assieme a Giulia e ad altri due ragazzi.
A Roma gli affitti sono cari, così tocca ricorrere alla convivenza coatta. Abitavo al quarto piano di uno dei tanti palazzi in stile fascista che affollano la periferia romana, proprio a ridosso di Cinecittà. La finestra era aperta, con la speranza di captare qualche soffio di vento. Scrutavo l’orizzonte, ma da lì l’unica cosa che vedevo era il balcone del palazzo di fronte. Fatiscente, invecchiato dall’incuria.
Ebbene è in questa gabbia metropolitana, affollata e senza prospettive, che è scaturita l’idea di Vitamina Project, un viaggio, un sogno, un progetto editoriale destinato a diventare realtà.
Quando Giulia mi propose di attraversare l’America Latina dall’Argentina fino agli Stati Uniti, io non avevo presente la portata della proposta. Da quel giorno, passarono i mesi, ma quella scintilla si fece sempre più forte, come la nostra convinzione.
Pian piano maturammo la possibilità di partire, cominciai così a proiettarmi prima in Brasile, poi in Messico in Honduras e Guatemala, paesi di cui sapevo a malapena la collocazione geografica. La mia fantasia cominciava a farsi sterminata, e con essa la mia voglia di preparare lo zaino.
Io e Giulia lavorammo intensamente, senza tregua. Quell’estate passò così com’era iniziata, lenta e afosa, a sgobbare senza la giusta ricompensa, solo per pagare l’affitto di una camera, per soprravvivere.
Vitamina Project è nato così, per riprenderci il nostro tempo, la nostra vita e soprattutto per avere un futuro più nostro.
Siamo partiti l’11 dicembre del 2014, senza sapere quando saremmo tornati con un biglietto di sola andata, soltanto due punti fissi nello spazio: uno di partenza, Buenos Aires e uno di arrivo, Los Angeles, ma una regola: viaggiare senza mai prendere aerei. Avevamo un po’ di paura, ma su tutto prevaleva la voglia di metterci in gioco e di attraversare l’ignoto che più che di un continente, era quello della nostra interiorità.
Volevamo fosse un viaggio dell’anima. Finalmente avevamo tempo per scoprire, conoscere, valutare. Le fotografie di Giulia ci avrebbero aperto la strada di un altro mondo, a tratti onirico, a tratti reale, e la mia scrittura ci avrebbe aiutato a divulgare le nostre esperienze, e perché no un giorno a ricordarle.
Il nostro viaggio è stato guidato dal rispetto per la Natura, dagli incontri con popoli e culture diverse. Nell’era del turismo globale, viaggiare diventa una responsabilità, al fine di abbattere le barriere ideologiche, più che fisiche, dietro le quali ci trinceriamo.
Viaggiando abbiamo scoperto luoghi, ma soprattutto abbiamo conosciuto persone, ascoltato storie. Abbiamo vissuto e lavorato in molte comunità, spesso lontano dal mondo delle città e dal mondo cosiddetto civile. Eppure le comodità, i lussi, la tecnologia a cui eravamo abituati non ci sono mancati.
Con Vitamina Project abbiamo attraversato 13 paesi: Argentina, Uruguay, gran parte del Brasile, Perù del nord, Ecuador, Colombia, Panama, Costarica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Messico e California, viaggiando solo via terra e via mare, vivendo con i nostri lavori di fotografa e blogger. Siamo stati in giro 12 mesi. Un anno di sorprese, a tratti di grandi sofferenze sia mentali che fisiche.
Proprio grazie al fatto che non avevamo nessuna agenzia alle spalle che ci organizzasse le trasferte abbiamo conosciuto persone straordinarie e luoghi incantati.
Le nostre giornate erano scandite dai ritmi degli spostamenti e dell’esplorazione in loco. Quando era possibile agiornavamo il nostro blog. Scrivere una Guida di Viaggio è una responsabilità che impone di trovare il giusto compromesso tra la creazione di nuovi itinerari e la protezione dei luoghi esplorati. Significa inoltre cercare storie e raccontarle con enfasi e trasporto, senza perdere però l’oggettività del giornalista. La fotografia è invece uno strumento decisivo per offrire un nuovo punto di vista, un guizzo soggettivo, che altrimenti rimarrebbe celato.
Così siamo entrati in contatto con comunità indigene, abbiamo battuto nuovi itinerari, toccato con mano una natura difficile, potente e misterosa. Abbiamo risalito l’immenso serpente d’acqua del Rio Amazonas. Una regione di foreste pluviali immense, abitate da un ecosistema vario, raro, unico. Abbiamo visto da vicino animali leggendari, come le anaconda e il delfino rosa, uccelli dai mille colori e le scimmie urlatrici.
E poi ci siamo scontrati con la difficoltà di reperire infomazioni. Soprattutto alle frontiere quando dovevamo attraversare il confine il viaggio si trasformava in un mondo surreale fatto di leggi improbabili e di regole diverse a seconda di chi ti forniva le indicazioni. Non capivamo mai dove dovevamo andare per attraversare e con chi parlare. Alla fine però una cosa l’abbiamo capita: una regola non c’era e non rimaneva altro che provare e chiedere.
Siamo tornati da questo lunghissimo viaggio dopo un anno, a Natale dello scorso anno, doppo essere arrivati a Los Angeles.
Ora stiamo scrivendo una piccola collana di guide indipendenti e autoprodotte che raccolgono le nostre esperienze e che auspichiamo possano essere di aiuto a chi come noi ami viaggiare low-budget e responsabilmente nel rispetto dell’ambiente e delle varie culture.