Essere sempre dalla parte buona. Giusta. Un assillo millenario del genere umano. Un morbo, che collide con un altro germe, anche questo costitutivo dell’essere e del fare umano: il potere. Ben presto, i potenti s’accorgono che un solo vessillo vidima questo scudo divino, il potere. Questo vessillo è la legge.
Tutti i detentori di ogni potere, magno o micro che sia, agognano fare leggi. Perché fare leggi vuol dire fare la realtà. E quindi creare la verità. Cioè: fare leggi vuol dire essere creatori di verità. Vi sembra un dominio da poco? Ora però chiediamoci una cosa: quale posto occupa la legge nel convivio della giustizia?
Cosa? Giustizia? Il povero Socrate, fin dalle cinque del mattino, dopo aver passato notti insonni nelle bianche case di marmo dei potenti e dei ricchi ateniesi a parlare di poesia, politica, e potere, girava il quesito ai mercanti e ai pescatori: è preferibile la legge o la giustizia? Suvvia Socrate, non rompere. Più o meno così gli rispondevano tutti quanti. Aggiungendo: legge è giustizia. Deve esserlo. Socrate non credeva a questo dogma. E morì pur di dimostrare a tutti che era errato.
Oggi noi non dobbiamo per forza morire. Però a causa del dispositivo della Regione dell’Emilia Romagna sul divieto di circolazione dei mezzi inquinanti dalle 8 alle 18, dal lunedì al venerdì, nelle cinture cittadine (non solo nei centri storici, attenzione), parecchi cittadini potrebbero essere costretti a cambiare auto, perché troppo vecchia e quindi troppo inquinante.
Perché dobbiamo tenerla pulita, l’aria della nostra regione, per lasciare che a sporcarla siano i tanti inceneritori distribuiti lungo la via Emilia. Ma magari no, quei cittadini l’auto non la venderanno.
Si chiedeva il filosofo tedesco Max Horkheimer: Riusciranno mai 50mila leggi fare una giustizia? Forse sì, rispondiamo noi. Basta che la legge abbia la pazienza di ascoltare e accogliere la realtà, come fa la giustizia, e non l’arroganza di creare verità su verità, fumosamente attorcigliate tra loro in un fatale abbraccio. Ribellarsi, allora? O magari solo chiedere ai potenti, micro o macro che siano, di sfoltire i nebulosi cieli di leggi, norme, codici, regolamenti, e riempirli di un po’ di giustizia.