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Ezio Bosso è un pianista, compositore, direttore d’orchestra ed è stato anche contrabbassista. Paragonato a Philip Glass e Michael Nyman (ma lui preferisce non fare confronti), è un artista prolifico, innovativo e raffinato. Nel corso della sua carriera ha diretto alcune delle più celebri orchestre internazionali, dalla London Symphony Orchestra all’Orchestra dell’Accademia della Scala, a quella dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Vive tra Torino, Bologna e Londra, dove è stato direttore stabile e artistico dell’unica orchestra d’archi di grande numero inglese: The London Strings. Ha collaborato inoltre con diversi registi italiani, tra cui Gabriele Salvatores per il quale ha creato le colonne sonore per i film Io non ho paura, Quo vadis Baby? e Il ragazzo invisibile. Dal 2011 convive con una malattia neurodegenerativa progressiva. È considerato uno dei compositori e musicisti più influenti della sua generazione.
The 12th Room – che verrà eseguito per intero nel concerto al Teatro Petrella – è un doppio album sui generis: è in fondo due storie e una sola storia allo stesso tempo. E’ composto da un primo disco di 12 brani e un secondo con una sonata che non si interrompe mai (pur essendo divisa in tre movimenti) della durata di 45 minuti circa. L’album è stato registrato quasi live e con pubblico in sala al Teatro Sociale di Gualtieri (Reggio Emilia) tra il primo e il quattro settembre 2015.
“I brani, come sempre nelle mie scelte, rappresentano un piccolo percorso meta-narrativo – ha spiegato Bosso a proposito di “The 12th Room” – Quelli di repertorio rivelano anche da dove provengo, dove si trovano le radici della musica che scrivo. Rivelano i due musicisti che convivono in me: il compositore e l’interprete. Soprattutto sono storie di stanze. Stanze a cui appartengo, o che appartengono alla mia esperienza o semplicemente che appartengono alla storia delle stanze stesse”. E così, nella prima parte, si ritrovano alcuni degli autori prediletti da Bosso: da Bach a Chopin, al Gluck di Orfeo ed Euridice, a John Cage, ma vi filtra anche la propria passione per la grande poesia di Emily Dickinson. “C’è una teoria antica – continua Bosso – che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare”.
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22 gennaio, ore 21 – Longiano (FC), Teatro Petrella, Piazza San Girolamo 3 – posto unico € 20 – info: 0547 666008, teatropetrella.it