Sarò lo stesso Carlo Ginzburg, a colloquio con lo storico e saggista Stefano Pivato, già Rettore dell’Università degli Studi di Urbino, il 23 gennaio, a Rimini, nella Sala del Giudizio del Museo della Città, a presentare il suo ultimi libro Paura reverenza terrore. Cinque saggi di iconografia politica, da poco uscito per Adelphi.
«Per capire il presente dobbiamo imparare a guardarlo di sbieco», scrive Carlo Ginzburg nel suo saggio – «oggi siamo circondati, sommersi dalle immagini. Dagli schermi dei computer e degli apparecchi televisivi, dai muri delle strade, dalle pagine dei giornali, immagini d’ogni genere ci seducono, ci impartiscono ordini (compra!), ci spaventano, ci abbagliano».
L’invito è allora quello di guardare lentamente, indagando insieme a lui cinque immagini che esprimono terrore: Guernica di Picasso, il manifesto di Lord Kitchener con il dito puntato verso chi guarda, il Marat di David, il frontespizio del Leviatano di Hobbes, una coppa d’argento dorato con scene della conquista del Nuovo Mondo.
Convocando testi letterari e filosofici, documenti d’archivio, immagini di ogni sorta, in un percorso di lucida erudizione che riesce a farsi leggere come un appassionante inchiesta poliziesca, Ginzburg mostra come le “icone” scelte portino e manifestino i segni del potere e dei rapporti di forza, fino al disvelamento delle Pathosformeln ancora attive nella propaganda totalitaria del Novecento.
Riuscendo pienamente nell’assunto di farci guardare il presente «a distanza, come se lo vedessimo attraverso un cannocchiale rovesciato». Ma non solo il presente. «Adesso viviamo in un mondo in cui gli Stati minacciano il terrore, lo esercitano, talvolta lo subiscono» spiega infatti Ginzburg, che è il «mondo di chi cerca di impadronirsi delle armi, venerabili e potenti, della religione, e di chi brandisce la religione come un’arma. Un mondo in cui giganteschi Leviatani si divincolano convulsamente o stanno acquattati aspettando. Un mondo simile a quello pensato e indagato da Hobbes. Ma qualcuno potrebbe sostenere che Hobbes ci aiuta a immaginare non solo il presente, ma anche il futuro: un futuro remoto, non inevitabile, e tuttavia forse non impossibile».
23 gennaio, Rimini, Museo della Città, via Tonelli 1, Sala del Giudizio del, ore 17, ingresso libero, info: 0541 793851.