Con Marcos Valle si va oltre la musica – si entra nel campo della leggenda! E sapere casualmente giusto ventiquattro ore prima che l’artista arrivi a esibirsi da noi con il suo gruppo per l’unica data italiana, una certa euforia la regala – sembrava impossibile poterlo vedere, e invece… e invece, una delle più grandi epopee della musica Brasiliana appare in tutta la sua gloria, gloria che sebbene abbia varcato i settant’anni (portati benissimo) non lo schiaccia né lo sovrasta bensì lo sublima.
Il suo magico caleidoscopio musicale fatto di bossa nova, samba, fusion, rock, soul, jazz, frêvo, pastiche e disco music fanno di Marcos Valle un vero maestro della musica senza confini, una specie di Frank Zappa cariochissimo made in Rio de Janeiro – insomma, uno di quelli incapaci di fermarsi un secondo su di una prevedibile formula né su un suono a marchio registrato, che si capisce benissimo perché gente disparata e di varia estrazione, da Jamiroquai a Beck per citare a caso, lo veda come un caposcuola assoluto – e ad attestare pure la performance all’ultimo festival di Glastonbury, che a leggere le cronache è stata fra quelle che hanno strappato più applausi. Un po’ come il suo concittadino carioca Jorge Ben, il quale ebbe immediato successo con Mas que nada (1963), anche Marcos Valle non si paralizzò sugli allori del clamoroso boom di Samba de verão (1965), uno di quei brani che al primo mezzo accordo diventano la faccia del Brasile – e difatti siamo qui a festeggiare gli oltre cinquant’anni di una carriera unica, fatta di molti album capolavoro: Samba mais (1963), Brasiliane! (1967), Mustang cor de sangue (1969), Previsão do tempo (1973 – aperto dall’indimenticabile Flamego até morrer, una delle più grandi, veementi canzoni di protesta incise da chiunque – e Marcos Valle (1974), giusto per citarne alcuni peraltro alla rinfusa, siccome la sua discografia è davvero una miniera d’oro.
Con lui sul palco per l’occasione sono la moglie Patricia Valle (voce), Kevin James Glasgow (basso), Jesse Sadoc (tromba) e Jose Renato (batteria), band delle meraviglie che nell’arco della performance ripercorre a smozzichi e bocconi alcune pagine della tortuosa vicenda artistica del band leader, il quale a sua volta si sbizzarrisce alle tastiere. Tutto lì a illustrare che in certi ambiti la classe è cosa per pochi e, soprattutto, non ha tempo: come dimostrano le decorazioni bossa nova della sempre magnifica Samba de verão, il jazz cosmico di Esperando o Messias, lo spinosissimo funk di Parabéns e la stravaganza pop-soul di Papo de Maluco, che tutte insieme per una sera soltanto, di quelle che non bisogna farsi sfuggire però, sono state il sogno impossibile di una musica che all’opposto si è fatta vera e straboccante – quella di Marcos Valle!
CICO CASARTELLI