Non vi sono dubbi che la trovata di Gillian Welch & Dave Rawlings sia fra le più geniali perpetrate negli ultimi due decenni di musica Americana – una coppia artistica e nella vita che prendendo spunto, chessò, dalla più definita partnership fra Richard & Linda Thompson, fra Ian & Sylvia o anche quella fra Gram Parsons & Emmylou Harris oppure, in parallelo peraltro, ancora fra Jack White & Meg White – chi li scambia per gente tipo la Handsome Family merita un anatema! – sì è inventata un teatro di strana simbiosi che li ha portati a scambiarsi gli ruoli, quasi a scomparire rimanendo presente l’uno dentro l’altra in un gioco di specchi e rimandi che, se piace la proposta, ha un ché di veramente affascinante. La miglior tradizione di teatro e di vita che si confondono, pertanto.
I due sono sempre presenti uno accanto all’altro, sembrano saldi a cantare e a scrivere come raramente è capitato di vedere – con in più la pantomima di reinventarsi una volta l’una e una volta l’altro presenza fantasma dell’altro, con risultato semplicemente geniale oltre che ben funzionale a scacciare la noia. Visto il successo che Gillian Welch ha conseguito a proprio titolo, scaltra mossa è stata quella di insistere sul suo nome – ma i più attenti si saranno ben accorti della Dave Rawlings Machine, tirata fuori di quando in quando per mescolare le carte, confondere e, probabilmente, anche aprire nuovi scenari. Con naturalmente, di nuovo, Gillian Welch presenza fantasma un po’ ovunque a rendere tutto più arcano.
Nashville Obsolete è il secondo capitolo a nome Dave Rawlings Machine, dopo che A Friend Of A Friend (2009) diede il là, magnificamente, alle danze. In verità, i due album sono molto diversi – il primo fu un bel cammino molto cosmic music, dove Dave e la sua Macchina, pur nella delicatezza dei suoni proposti, lasciava libero sfogo alla fantasia, come per esempio accadeva nei dieci minuti dove Method Acting si scioglieva nientemeno che in Cortez The Killer di Neil Young + Crazy Horse per dieci minuti di pura tensione. In Nashville Obsolete il tentativo è decisamente diverso – nei suoi sette brani per quarantacinque minuti di musica tutto è molto diretto a un discorso di musica più tradizionale, dove il leggero swing bluegrass di Rawlings si trasforma in un folk old time con tratti austeri.
Il momento rivelatore sono i dieci minuti di The Trip, musica spoglia che ha tutta l’ispirazione radicata fra il Kris Kristofferson dei primi monumentali dischi, il Bob Dylan di Pat Garrett & Billy The Kid (1973), il Guy Clark di Old No. 1 (1975) e soprattutto tanto introspettivo Neil Young degli anni buoni, dove la magia della performance è tutto e dove la Macchina viaggia fra il mito dei migliori fuorilegge polvere & stivali. Intorno a Tre Trip si muovono momenti di grande stile: che sia The Weekend, con quell’eco che profuma di epoca Buffalo Springfield, l’inquietante Bodysnatchers con melodia e cadenza interpretativa chiaramente scippati al Neil Young di For The Turnstiles oppure la splendida ballata con epica orchestrazione Short Haired Woman Blues dove Dave Rawlings e Gillian Welch mostrano tutto il loro teatro fatto di amore, di musica e di fantasmi intercambiabili disegnati a pastello. In fine, tutto obsoleto dalle parti di Nashville – alla perfezione obsoleto!
CICO CASARTELLI
DAVE RAWLINGS MACHINE – Nashville Obsolete (Acony Records)